Il virus non è arrivato in Italia direttamente dalla Cina, ma dalla Baviera e quasi certamente da altri paesi del Nord Europa. Questo è ciò che emerge dallo studio italiano sulle sequenze genetiche di coronavirus isolati. Lo studio completo sarà pubblicato all’inizio della prossima settimana sulle riviste scientifiche. Soprattutto, il virus non è arrivato in Italia a febbraio, ma molto prima, senza che nessuno se ne accorgesse.
E su come si sia potuti arrivare a questa situazione ha parlato a Sky Massimo Galli, primario dell’ospedale Sacco di Milano: “Sono infuriato con me stesso, ero stato troppo ottimista quando pensavo che l’aver chiuso i viaggi con la Cina e controllato i voli prima degli altri ci avesse messo nella convinzione che il peggio per noi fosse passato. E’ stato un errore, ma non una sottovalutazione. L’infezione ci ha colpito alle spalle venendo in Italia da un altro Paese europeo. Quello che abbiamo visto fino ad adesso, guardando le sequenze genetiche di coronavirus isolati e anche quelle di altri centri, parla della fonte di Monaco di Baviera. Quando tutti pensavamo di esserne fuori, il virus stava circolando alla grande da tre o quattro settimane nella zona del Lodigiano. Tutto ciò ha permesso al virus di andare dappertutto, anche di tornare all’estero dopo essere venuto in Italia. Ci siamo trovati con una base di contagi tali da dover fronteggiare oggi questa terribile situazione”. Prosegue Galli: “C’è molta più gente infetta in Lombardia rispetto a quelli che fino ad adesso sono stati registrati e diagnosticati col tampone. Parte di queste persone o dei loro familiari è in giro a lavorare senza sapere neppure di essere positivo. Stare a casa è fondamentale, ma fino a quando ci saranno molte possibilità di uscire e interagire, difficilmente ne usciremo. Ciò che stiamo vedendo è il frutto di ciò che è successo prima delle decisioni prese dal governo che hanno favorito il distanziamento sociale. Serve stare in casa a maggior ragione perché ci sono molti casi. Se fossimo tutti in giro o troppo in giro, come forse ancora siamo, il virus potrà diffondersi ulteriormente”.