Per la festa della donna avrei voluto scrivere al mio amore, ringraziandola di tutto, della passione, delle parole, delle carezze, degli abbracci, dei baci sulla bocca e del perdono, ma pure dei tradimenti, del tempo che mi ha fatto passare nella nostra cattiva sorte senza farmi mai del male. Avrei voluto dirle che le sono grato di questa cosa, il sempre e per sempre dalla stessa parte, anche lontana lontana nel mondo, nel sorriso o tra le braccia di un altro, il viaggio unico e femminile, e che grazie a lei ho imparato ad ascoltare in me, ce l’ho anche io, è la mia parte migliore, infinita e infinitesimale, rara e bellissima, preziosa e fragile.
Ma il mio amore ha gambe e braccia forti, e io scrivo ogni volta solo per gli ultimi della fila, che in questo momento di pandemia sono altre donne, le giovanissime e le anziane, quelle che stanno soffrendo di più: le prime che hanno perso il diritto e il dovere all’allegria della scuola, che è imparare l’italiano e la matematica, ma soprattutto sentire le farfalle nello stomaco per il compagno di banco; le seconde che non possono uscire di casa per andare dai loro adorati nipoti perché è troppo pericoloso, potrebbero ammalarsi, finire all’ospedale e poi morire.
Così io sento che la mia lettera d’amore stavolta va a loro, a chi questa malattia bastarda, che ci raccontano uccide solo a fasce d’età, per un motivo o per l’altro ha l’esistenza sconvolta.
E a marzo, soprattutto ora e qui, che è un casino più finito, chiedo a loro un favore: non smettano mai di essere donne, che è muoversi solo per l’amore, sempre e per sempre dalla stessa parte. E in questo mese non saranno i baci, il dormire stretti stretti o le carezze ai capelli quando scende la sera, che adesso non si può, ma sarà lo stesso la cura dei giorni, mille dolcissimi pensieri che anche questa volta salveranno noi uomini che per natura non abbiamo sentimenti così grandi, forti e ogni volta fino in fondo.
Ps – Il momento poetico è finito qui, con la foto che non c’entra una mazza, ma avevo promesso a Zeno, mio figlio, che si è tanto adoperato per farla perché nasconde un suo colpo di genio, che l’avrei messa presto su un mio pezzo. Accanto anche le mimose, che oggi volevo comperare alle mie donne, soprattutto a mia mamma, la Vale, ma non ho trovato perché un sacco di uomini le avevano già portate via
Matteo Bonfanti