favini

Salviamo il generale Favini. Perché la conferenza-stampa tenuta, giovedì scorso, da Marino, Zampagna e Spagnolo ha dato l’impressione di un “promoveatur, ut amoveatur”. Il direttore generale atalantino ha chiosato: «Favini? Non si tocca e tutti ne riconosciamo il valore assoluto». Ma alla conferenza stampa “il signor Mino” non c’era e alcune sue dichiarazioni avevano sconcertato, senza essere smentite, su alcune decisioni societarie. Favini ha 77 anni e quindi, dal punto di vista lavorativo, può anche essere sostituito o, come adesso, affiancato. Ci dispiacerebbe ma non sarebbe uno scandalo, farebbe parte dei corsi della vita umana. Basta mettere in atto modi e usanze da gentiluomini. Ma che cosa è successo? Terminata la stagione del settore giovanile, dopo lo scudetto della Berretti e il secondo posto della Primavera, l’Atalanta ha dato il via alla riorganizzazione del settore. Queste le novità: abolita la Berretti di Beppe Bergomi, lasciato libero, perché è un campionato privo di spessore, secondo le dichiarazioni del dg Marino; accorpati gli allievi (97 e 98) in un’unica squadra allenata da Sergio Porrini e ancora Marino ha specificato che i ragazzi non confermati non erano competitivi; non rinnovato il contratto al tecnico Giuseppe Butti, dopo nove anni in nerazzurro. Perché allora il caso Favini? Secondo alcuni voci che giravano a Zingonia Mino Favini non sarebbe stato consultato riguardo queste scelte programmatiche. Da qui sono nate, da parte di tutti i media bergamaschi, brutte sensazioni che l’Atalanta ha cercato di allontanare. Ma gli interrogativi restano. Giacomo Mayer