Il progetto, che riguarda la formazione dei ragazzi attraverso quella degli adulti, leggi staff tecnico-medico-dirigenziale da gennaio e i genitori da febbraio, è indirizzato all’uso consapevole di internet per scongiurare il rischio degli abusi in rete, veri e propri maltrattamenti che segnano la psiche ricadendo sull’intera società. Ma insieme a Questura, Agenzia di Tutela della Salute di Bergamo e cooperativa Specchio Magico onlus, l’Atalanta promuove “Buoni Comportamenti” iniziando dal proprio settore giovanile: “Le problematiche che accompagnano la crescita dei giovani calciatori dai 6 ai 18 anni sono sotto la nostra responsabilità, come dirigenti e anche padri e madri – è la filosofia di Luca Percassi, l’amministratore delegato -. Non è un caso che questa iniziativa prenda le mosse dall’Accademia Mino Favini, dedicata a uno che ha speso una vita a far crescere i giovani puntando su comportamenti, educazione e stile prima ancora che sulla tecnica”.
Una questione di famiglia su cui fare squadra, visto che la coordinatrice di “Atalanta Buoni Comportamenti” è Cristina Radici, ex azzurra di sci e moglie di Luca: “I miei tre figli giocano tutti qui, quindi sono ancora più coinvolta. Oggi noi genitori siamo disinformati e spesso spiazzati quando i bambini prendono in mano strumenti tecnologici e non si sa come li useranno. Il nostro compito è formare atleti e calciatori, ma soprattutto uomini, con regole etiche che si porteranno dietro tutta la vita”. I numeri, del resto, fanno del club bergamasco un traino per il territorio che lo circonda: “100 operatori sportivi per circa 600 tesserati compreso il settore giovanile femminile, 4 mila bambini all’anno nelle scuole calcio estive – riflette Stefano Bonaccorso, responsabile dell’attività di base -. I ragazzi sono gli ovvi destinatari delle nostre iniziative per promuovere atteggiamenti responsabili dentro e fuori dal campo: aggiornamento e formazione sono la base di tutto”.
“Società e Istituzioni sono in rete per un progetto educativo e culturale basato sul radicamento nel territorio. Siamo gli educatori dei millennial di cui si parla sempre, perché li abbiamo in casa”, osserva Maurizio Costanzi, responsabile del settore giovanile. Quanto al senso e alle linee guida, ecco la pedagogista del vivaio Lucia Castelli: “Uniamo salute, sport ed educazione costruendo una vera e propria E Policy, una procedura regolamentata dell’utilizzo consapevole dei social network e della rete a tutela dei minori tesserati, circa il 90 per cento del club. Come? Formando i giovani attraverso gli adulti. Prossimamente è auspicabile l’estensione dei Buoni Comportamenti alle altre società sportive della Bergamasca”.
Tocca alle Istituzioni, che sottolineano costantemente il ruolo guida dell’Atalanta all’interno del contesto in cui opera, il suo bacino d’utenza naturale. “Il fulcro e il laboratorio della proposta educativa è proprio la società di calcio intesa come comunità, con la quale siamo orgogliosi di aver definito l’accordo quadro anche a nome di Regione Lombardia a luglio, con grande anticipo rispetto ai consessi mondiali – rimarca Massimo Giupponi, direttore generale di ATS Bergamo -. Il nostro è un patto più generale che intende promuovere gli stili di vita sani: ebbene, sulla stessa strada si sono aggiunti solo a ottobre l’Organizzazione mondiale sanità e la Fifa con l’apposito protocollo internazionale. Il tema dell’utilizzo della tecnologia informatica è quotidiano, devono farci i conti tutti, perciò serve approccio innovativo che detti regole precise”.
La Direttrice sociosanitaria ATS Cristina Sarchi delucida il senso del fare rete contro la parte oscura del web: “Da soli si fa poco, a pezzettini, insieme di più. La nostra mission è diffondere la prevenzione, gli accordi aumentano i canali di diffusione degli stili di vita corretti”. Parola al direttore di Specchio Magico Rocco Briganti: “Preveniamo maltrattamenti e abusi, questo è un partenariato strategico al livello più alto centrato sulla corresponsabilità tra educatori e famiglie all’insegna dello slogan ‘Up to Us’ adottato dalla Fifa”. Di casi specifici si occupa da sempre il Vicequestore di Bergamo Marco Cadeddu: “È un’occasione per reprimere e correggere attraverso la prevenzione, nell’ambito di una casistica che ci vede già coinvolti nelle scuole. Nella formazione si fanno esempi pratici per far emergere il disvalore e le conseguenze di atteggiamenti spesso figli più della superficialità che di intenzioni malevole”. Buoni Comportamenti si inserisce nell’alveo della progettualità diffusa nel trentennale della Convenzione Onu sui diritti dell’Infanzia.
Simone Fornoni