MILANO

Se fossimo in un film della vecchia hollywood oggi Malinovskij sarebbe di sicuro in campo per una trama da sogno, l’esempio perfetto di quello che gli esperti cinematografici chiamano “il viaggio dell’eroe”: lui che a 13 anni si ritrova a militare nelle giovanili dello Shakhtar Donetsk e che quattro anni dopo approda in prima squadra senza mai totalizzare presenze. Lui che viene mandato dallo stesso Shaktar in prestito al Sevastopol, una squadra che milita nella seconda lega ucraina, che lo stesso anno passa nella massima lega ma che purtroppo deve sciogliersi a causa della guerra del Donbass. Lui che da li passerà allo Zorja per poi volare dalla sua Ucraina verso il Belgio, al Genk che deciderà di riscattarlo da quello Shaktar che non gli aveva dato fiducia. Lui che al Genk collezionerà 13 goal attirando l’attenzione di diversi club europei, tra cui, l’Atalanta. Lui che arriva a Bergamo dopo una trattativa infuocata piena di tira e molla da parte della società che lo porterà addirittura a scontrarsi con la dirigenza, “voglio andare a Bergamo” affermerà con insistenza fino ad arrivare finalmente alle porte di Zingonia e firmare con quella squadra, che due mesi dopo il suo arrivo lo porterà a scontrarsi proprio con la sua prima squadra, quella squadra che lo lasciò in panchina e che forse oggi si mangerà le mani a vedere come si muove quel ragazzino ucraino che in poco tempo, all’Atalanta, ha già fatto parlare di se.
A Ruslan Malinovskij il talento non manca, creta perfetta per essere impastata dalle abili mani di Gasperini, un centrocampista mezzala offensiva utilizzabile anche come trequartista, veloce, mancino e molto abile nei calci piazzati.
Un giocatore che al tecnico Gasperini piace molto per la sua versatilità, tanto da conquistarsi subito un posto da titolare, una scelta che non ha di certo deluso i tifosi neroazzurri. Un Malinovskij da Oscar, per restare in tema, che da subito ha conquistato l’approvazione dei tifosi: una grinta da vero leader, corre, dribla con agilità e scioltezza, tocca ogni pallone, i compagni lo cercano e dai suoi piedi nascono le azioni migliori. Sarà forse anche per questo che Mister Shevchenko ha deciso di chiamarlo tra le file della nazionale ucraina, dove Ruslan non ha esitato a farsi riconoscere, grazie anche al goal di mancino dal limite dell’area rifilato alla Lituania il mese scorso.
Malinovskij come Gosens, Castagne, Hateboer e tanti altri campioni: una rivelazione, ennesimo lampo di genio di Sartori, capace di scovare giovani talenti dai campionati minori europei.
Simona Marcelli