MILANO –
L’Atalanta ci prova, dopo la batosta di Zagabria, dove ha capito come è duro il pane della Champions, perché con lo Shakthar è già una partita da dentro o fuori. Del resto, non è una novità, si sapeva che tutte le partite sarebbe state complicate e, soprattutto, di alto livello tecnico e agonistico. Non si chiama Champions per caso, ci sono tutte le squadre più forti d’Europa. E una squadra esordiente come l’Atalanta deve adeguarsi in fretta e furia se non vuole affondare. Certo si sostiene che la formazione nerazzurra esprime, in Italia, un modo di giocare “europeo”. A Zagabria non è stato proprio così, a San Siro ecco l’occasione per dimostrare che questa tesi non è peregrina. Gasperini, in questi giorni, ha chiarito che i nerazzurri hanno meditato, imparato e reagito intorno a quello che è successo al Maksimir . E hanno promesso: non ci sarà un’altra volta. E immediato è stato il riscatto con i risultati in campionato conquistando il terzo posto in classifica, collezionando sette punti in tre partite e realizzando otto gol e subendone tre. Un formidabile biglietto da visita in vista della sfida con la squadra ucraina. Prima il sorteggio di Montecarlo ha un po’ inebriato i cuori dei tifosi atalantini, si pensava che il girone, Manchester City a parte, non fosse impossibile per le sorti europee dei nerazzurri, quindi la frustrazione del 4-0 subito da croati e, adesso, di nuovo tante belle speranze che si alimentano sul prato di San Siro. Già perché l’Atalanta gioca la sua Champions nel tempio del calcio, il Meazza appunto, concesso dal Comune di Milano e approvato dal’Inter senza problemi e dal Milan con qualche mal di pancia di troppo. Così tutta la Bergamo calcistica si sta riversando sulle strade di Milano per il primo importantissimo appuntamento. Dunque lo Shakthar. Anche gli ucraini che giocano, quasi fossero in esilio a Karkhiv, hanno dovuto inchinarsi allo strapotere del City e per alimentari ulteriori sogni di gloria devono conquistare punti preziosi a San Siro. Così il confronto fa Atalanta e Shakhtar diventa decisivo, un pari servirebbe a poco, una sconfitta addio ai sogni di gloria anche se dopo mancheranno ancora quattro partite da giocare.
Lo Shakhtar Donetsk è un club ambizioso e ricco che domina in Ucraina. Il proprietario del club è Rinat Akhmetov, 56 anni, considerato l’uomo più ricco del suo paese e, secondo la rivista Forbes, il numero 39 tra i nababbi di questo mondo ed è presidente del System Capital Management ed era considerto un personaggio molto influente nella politica ucraina, contribuì all’elezione di Janikovic alla presidenza dell’Ucriana. Oggi sembra sia più defilato. Allo Shakhtar non ha lesinato aiuti tant’è vero che la squadra nero arancione annovera molti giocatori brasiliani di primo piano, fra tutti il capitano Taison, ma anche Marlos, Tetè, Dodo, Alan Patrick e Junior Moraes, tanto per fare qualche nome e poi è tornato all’ovile anche Konopljanka, dopo l’esperienza allo Schalke 04. Prima Lucescu e poi Fonseca hanno dato un’identità tattica precisa alla squadra con un 4-2-3-1 che è stato confermato anche dal nuovo tecnico Luis Castro, anch’egli portoghese. Vedremo in campo cosa succederà. Da una parte Gasperini che non rinuncia alle sue idee ma che non disdegna correzioni dopo l’esperienza di Zagabria. E magari non è escluso l’inserimento di Malinovsky, l’ex di turno, a sostegno di Gomez e Zapata, lasciando momentaneamente in panchina Ilicic e Muriel. Lo sapremo solo al fischio d’inizio dell’arbitro tedesco Stieler.
Giacomo Mayer