Due palle inattive
letali, leggi schema da corner con Baselli ad accarezzare la fronte di Bonifazi e punizione dello stesso ex di rimbalzo per la controrimonta da tre punti firmata Izzo. Ma in mezzo al mare magnum degli errori da fermo il Torino ha affondato la lama nel burro anche a difesa dell’Atalanta schierata, col dai e vai tra Meité e Berenguer che ha premiato lo spagnolo.
Lì dietro, a parte gli errori individuali, ai nerazzurri manca un leader. Quello che dalla partenza di Mattia Caldara per altri lidi è rimasto privo di erede. Ci ha provato l’anno scorso, il più delle volte, José Palomino, che però è più efficace e performante sul centrosinistra, fisso in panchina a Parma dopo essersi scambiato la posizione a Ferrara con Berat Djimsiti sotto di due gol. Quando tempi e marcature non si azzeccano mai, i ribaltoni possono metterci la pezza una domenica. Alla seconda la paghi.
Nemmeno il nazionale albanese ha convinto, non foss’altro che uno come il Gallo Belotti, belluino nel lottare su tutti i palloni ma non certo decisivo e sfiancato dai cambi di fronte, su tre duelli con lui ne ha vinti in media un paio. E di testa non pare svettare in mischia, dove non è mai risolutivo. La seconda domenica di campionato ha impacchettato anche il regalo al contrario di un Rafael Toloi capace di perdere per strada l’autore del 2-2, episodio che ha girato una partita senza storia sul piano del possesso, della supremazia territoriale e delle occasioni.
Detto che Andrea Masiello non sbaglia mai la posizione e sembra l’unico intoccabile là dietro, a questa difesa alla ricerca degli equilibri serve un ministro. Come l’acqua e il pane. Sarà Simon Kjaer, arrivato a trent’anni dal Siviglia con la voglia di spaccare il mondo seza temere i ritmi in allenamento di Gian Piero Gasperini e il reparto a tre come – Gasp dixit – il fuggitivo Martin Skrtel? Il responso a dopo la pausa.