Migrazioni che abbattono muri, che aprono porti, che non portano lacrime e privazioni. Qui si tratta di un popolo che si stringe attorno ad una passione, che coglie sentimenti senza limiti. Sempre nei cuori dei bergamaschi. Atalanta è un amore che non finisce mai, come i versi di una canzone. Ecco proprio per questi motivi il popolo di Bergamo è in continuo movimento. E’ possibile che questa storia d’amore diventi tema di studio per i moderni sociologi. Oltre ventimila bergamaschi invaderanno Roma. Ci sono state stagioni dove erano solo i bergamaschi di provincia che dovevano venire in città per vedere le partite al Comunale, i viaggi lungo la penisola erano appannaggio solo per pochi. Gli improvvisi risvegli di massa quando nascevano partite decisive, sempre spareggi per tornare in serie A come a Bologna nell’estate del 1971 o a Genova sei anni dopo. Poi magari pochi ma buoni al Penydar Park della sconosciuta cittadina gallese di Merthyr Tydfil mentre il senso del viaggio comincia con le “corriere” prenotate per arrivare a Malines. Ecco questa forse è stata la pietra miliare delle attuali migrazioni. Era il secolo scorso. Si è aperto un altro mondo, una nuova epoca. Quasi d’incanto, ma non è proprio così perché contano i programmi, valgono le scelte, Bergamo si è nuovamente innamorata della Dea. E il ritorno in Europa ha risvegliato sentimenti sopiti. Non si può lasciare sola la nostra squadra di calcio, l’Atalanta, che rappresenta un popolo. Nonostante difficoltà di vario tipo, i bergamaschi si sono attrezzati. C’è chi risparmia sui beni di consumo, chi rinuncia alle ferie, chi si mette insieme per spendere meno, tutto per avere i soldi sufficienti per acquistare biglietti per i viaggi e per le partite. Sacrifici concreti per amore di una squadra, l’Atalanta. Così un gruppo di amanti della Dea, peraltro ragazzi svegli, ha inventato “Chei de la corriera”. Prima un solo bus per trasferte di pochi chilometri, poi le lunghe trasferte, anche le agenzie viaggi, quelle ufficiali, si sono mosse, quindi non è mancato il “fai da te” con conteggi al centesimo per risparmiare. Con un solo obiettivo: seguire sempre e comunque i nerazzurri. Lione, Nicosia, sì proprio Nicosia, Liverpool e Dortmund hanno visto riempire piazze di bergamaschi con sciarpe e maglie nerazzurre. Senza dimenticare Sarajevo, addirittura Haifa e la “maledetta” Copenaghen. E sono pur sempre quasi quattrocento chilometri l’andata-ritorno Bergamo-Reggio Emilia. Notte insonni, lunghe attese, code autostradali concrete, trasferimenti con qualche disagio, al caldo e, perlopiù, al freddo ma sempre nel cuore l’Atalanta che, a sua volta, ha sempre ripagato il suo popolo migrante con prestazioni di prestigio. Le colorate, pacifiche e festose invasioni in tutte le città della penisola dove giocavano i nerazzurri. Di sabato, di domenica, di lunedì e anche di mercoledì. Dopo Firenze, adesso Roma. Ma non è finita perché l’Europa ci aspetta ancora.
Giacomo Mayer