Mar2Bergamo

– “Parliamo di salvezza e non d’altro, anche se sappiamo di poter fare qualcosa di più, perché finora l’Atalanta ha mostrato due facce. Quella delle tre sconfitte di fila, che non sa più fare gruppo, che s’è dimenticata due stagioni di fila ad handicap con le penalizzazioni superate brillantemente. E poi quella che piace a tutti, con i giocatori capaci di dimostrare di essere bergamaschi in campo”. Il campanile come droga per sognare a occhi aperti, ma coi piedi per terra: è la ricetta illustrata da Pierpaolo Marino allo sponsor meeting nerazzurro nella sala conferenze del San Marco. Dove il direttore generale ha arringato i partner commerciali del club: “In fase di recessione l’industria calcio va un po’ al passo della lumaca, visto che non abbiamo ancora la tecnologia per stabilire se un pallone sia effettivamente entrato in porta o meno, ma in termini di fatturabilità non appare certo in crisi. E noi, con voi, dobbiamo essere come undici amici in campo che trovano nella compattezza il segreto per battere undici fuoriclasse”. Sul prosieguo della stagione, pochi passi e ben distesi: “Ne abbiamo vinte tre di fila, ma io guardo alla classifica come somma dei singoli risultati e non ai filotti – ha proseguito Marino -. Abbiamo la Samp e poi l’Inter a casa nostra mercoledì sera: due impegni da prendere con le pinze. Nel calcio gli obiettivi sono difficili da stabilire a tavolino, gli equilibri sono troppo sottili. Per questo dico che in questo momento non possiamo pensare ad altro che alla permanenza nella categoria”.
La chiave di volta per risalire la china è stato il ko di Parma: “Da lì in poi è cambiato qualcosa, nel senso che come spesso succede c’è bisogno di toccare il fondo per ripartire. Ci siamo guardati negli occhi e abbiamo ritrovato i valori e le caratteristiche che ci contraddistinguono”. Circa i possibili casi all’interno dello spogliatoio, piovono smentite: “Con Livaja non ci sono problemi: è bomber quanto lo è Denis. Ha fatto tre gol in Coppa Italia, come minutaggio ha già più spazio rispetto a un Gabbiadini: sono sicuro che ne troverà strada facendo”. Un pensiero anche ai due acciaccati gravi: “Mi spiace per Bonaventura e Lucchini, che erano in stato di grazia. Però gli altri, nelle difficoltà, hanno possibilità di crescere come collettivo. La rosa per noi è un valore aggiunto, tutti i ricambi sono all’altezza dei titolari”. Infine, l’esortazione a non mollare: “È presto per dire se abbiamo ritrovato il filo conduttore, un po’ smarrito anche nella seconda metà del 2012/2013, ma nei giocatori ultimamente ho rivisto gli occhi di tigre per sbranare le partite – chiude il diggì -. Non credo sia questione di moduli: l’Atalanta è una squadra che vive di motivazioni, se ci sono stimoli e in campo ci sono undici amici può compiere grandi imprese”.
Simone Fornoni