Berisha 7: forse dovrebbe sgolarsi di più coi compagni o in subordine abbozzare l’uscita per non far da bersaglio ai proiettili dall’out, ma la paratona sul Pipita e il paio di miracoli per dire no a Khedira valgono bene un riscatto dalla Lazio confermando i suoi lucidi riflessi da kosovaro volante.
Toloi 6: graziato dal ripensamento di Guida – che sanziona invece l’offside di Manduzkic sugli sviluppi – per quel tocco di mano che più netto di così non si poteva, a un primo tempo più che buono accoppia una ripresa vagamente in affanno.
Caldara 6: Higuain gli sfugge una volta di troppo e per fortuna non era proprio in serata. Allarme rosso su palle inattive e parabole in genere, contraltare dell’autorevolezza rasoterra da leader col saio, umile ma di peso.
Masiello 6: puntella la diga fino alle frequenti esondazioni in bianconero del secondo tempo.
Conti 7: un falco nell’indovinare i tempi del taglio allungando la scarpa di volée sulla magia del Papu, ha calato il settebello appaiando Caldara in classifica marcatori. Okappa anche dietro, Alex Sandro dalla sua zolla sferra un crossetto o giù di lì. Peccato per il decimo giallo della serie: niente Dacia Stadium.
Cristante 7: prestazione e presenza autoritarie della mancata promessa lusitana, che quella specie di genio in panchina da giocatore dal grande futuro alle spalle ha trasformato nel jolly tappabuchi di lusso. Cala solo con l’accumulo della fatica sulle lancette del cronometro.
Freuler 7: dopo una gara a ritmi sostenuti con ben poche sbavature gli riesce nel finale la magia rimastagli in canna alla mezzora. Il rimpallo lo agevola, ma sia sa che la fortuna aiuta gli audaci. Ahia per l’ammonizione, niente Udinese nemmeno per lui. Ma a centrocampo la legna e le alternative sono l’ultimo dei dilemmi.
Spinazzola 5,5: incappa nell’impresa al contrario alla Niccolai, stopperone del Cagliari dello scudetto ‘70 che ogni tanto la regalava ai nemici da centrattacco di razza. Lì però è anche l’unico dei suoi a staccare da terra, segno che il problema è collettivo. È sul tuffo di Dani Alves che deve mordersi le mani per non aver sigillato l’area piccola (39’ st Petagna sv).
Hateboer 6: a un inizio scoppiettante e attento anche in fase di non possesso non fa riscontro un seguito godibile, perché l’aggressività della capolista lo costringe sulla difensiva. Al terzo gettone da titolare su quattro fa intravedere margini di crescita non da poco.
Gomez 7,5: falso nueve dal fischio d’inizio dopo la parentesi col Bologna, smazza subito la palla utile per Hateboer propiziando poi il vantaggio a un amen dalla pausa. Qualità abbinata a gagliardia fisica: non ingannino i 165 centimetri, i muscoli e soprattutto il fegato non gli mancano. In tema di pressing è una pressa, vedi Khedira che a momenti gli spalancava l’autostrada della quindicina in campionato.
Kurtic 6: entra nell’azione dell’uno a zero e, anche se defilato a mancina rende un po’ meno nel forcing, si guadagna la pagnotta da Mister Utilità per antonomasia (21′ st Kessie 6: senza infamia né lode, per giunta aveva il perone sinistro ancora mezzo scassato per il pestone di Dzemaili di sabato scorso).
All. Gasperini 7: gli fa onore l’ammissione a bocce ferme di essere incazzato con se stesso per non aver tolto prima uno Spinazzola in affanno, ma l’umbro dal cartellino bianconero non ha di fatto sostituti tra campo e panca. La realtà è che tatticamente lo stratega in odore di rinnovo la indovina da cima a fondo, perché Petagnone, usurato com’è da compiti di regista offensivo a dispetto della mole da boa, la coppia di granito Bonucci-Chiellini non l’avrebbe mai smossa. L’ex tecnico del Genoa è come un architetto diviso a metà tra un cantiere in divenire e l’inaugurazione di un grattacielo di successo: mai prima d’ora l’Atalanta aveva raggiunto simili vette.
JUVENTUS: Buffon 6,5; Dani Alves 7 (42′ st Barzagli sv), Bonucci 6, Chiellini 6,5, Alex Sandro 6; Pjanic 6,5, Khedira 6; Cuadrado 6 (33’ st Lichtsteiner 5,5), Dybala 6 (43’ st Lemina sv), Mandzukic 6; Higuain 6. All.: Allegri 6,5.
Simone Fornoni