di Matteo Bonfanti

Dato per scontato che la Falco l’anno prossimo sarà in Prima categoria e la stagione successiva in Promozione perché Nicola Radici è uno che se si butta in qualcosa è per vincere, Albino, più o meno diciottomila abitanti, si appresta a diventare la città del calcio.
Con ordine, c’è l’AlbinoLeffe, secondo solo all’Atalanta sia come risultati sportivi, la Lega Pro, che come vivaio, otto formazioni sempre protagoniste, guidate da alcuni degli allenatori più in gamba che si possano trovare nell’intera Lombardia, parliamo, soprattutto, del rivoluzionario Igor Trocchia, uno che chi scrive sente ogni due per tre tanto è avanti nell’insegnamento del pallone. Va detto che la Celeste ultimamente sta a Zanica, ma i tesserati arrivano per la gran parte da Albino e dintorni perché è lì che ci sono il cuore, gli Acerbis e i Garlini, e il cervello del club, il presidente Gianfranco Andreoletti.
Cambiamo scenario concentrandoci su quella che un tempo era la squadra di Alzano e che da tempo ha fatto armi e bagagli e si è trasferita ad Albì, sipario alzato sulla Virtus Bergamo, splendida quinta in classifica in Serie D, il cui gigantesco settore giovanile si allena nei campi del centro della media Val Seriana e sta diventando, a suon di successi, uno dei vivai più rinomati della nostra regione. Scendendo di una categoria ecco l’AlbinoGandino, quinta nel Girone B d’Eccellenza, in un momento magico che dura ormai da parecchi mesi e che potrebbe portare la formazione dell’ottimo mister Radici a un’inaspettata, ma meritatissima, qualificazione ai play-off. In Promozione c’è la Pradalunghese, che non è di Albino, ma sta lì, appiccicata, confinante, nel medesimo bacino d’utenza calcistico e con grandissime ambizioni, quest’anno parzialmente deluse per via delle dimissioni del mister più bravo di tutti, Zambelli, che vive per i biancorossi quello che Venditti prova per la sua donna, ossia certi amori che paiono finiti, invece fanno giri immensi e poi ritornano. Se Gigi si rimettesse al comando, la stagione cambierebbe, anche perché Sala e compagni sono quarti nel girone C, dove regna un certo equilibrio, un raggruppamento in cui è ancora tutto possibile.
Della Falco qualcosina abbiamo già detto: ci sono i nuovi e prestigiosi soci, gente che non dà nulla per scontato sia per quanto riguarda la prima squadra, a riprova che il mister è un certo Mario Astolfi, il mago del nostro pallone, quello che vince sempre, che per quanto riguarda il settore giovanile, ora affidato a tecnici giovani e talentuosi, di assoluto valore.
Resta l’Oratorio Albino, l’unica compagine della zona impantanata nei bassifondi del proprio campionato, quart’ultima nel girone B di Seconda, quello di ferro, zeppo di big. Ma la voglia di risalire dei ragazzi del presidente Franco Acerbis è tantissima, a riprova il pareggio di domenica con l’Aurora Trescore terza in classifica, e poi alle spalle c’è un settore giovanile florido e in volo, che sta primeggiando contro le avversarie, due squadre su tutte: gli esordienti Figc 2004/2005 di mister Giorgio Birolini e e i Giovanissimi, sempre Figc, allenati da Giacomo Pesenti, campioni provinciali Csi nella scorsa stagione, formazioni in testa ai rispettivi campionati giocando un calcio offensivo e divertente.
C’è posto ad Albino per sei compagini così importanti? La risposta nei prossimi anni. Di certo ci sono due criticità che potrebbero portare in breve tempo a cambiare completamente i valori dei club nel centro della media Val Seriana. La prima è legata al numero di bambini che giocano a pallone, che non sono più così tanti perché la concorrenza con le altre discipline è diventata fortissima. Con la regola dei giovani obbligatoriamente in campo nelle partite della prima squadra, il settore giovanile diventa fondamentale per vincere i campionati. Il vivaio deve essere di qualità, ma soprattutto numeroso perché di cento che partono solo dieci diventano buoni buoni, insomma pronti per la categoria. Il rischio è che non ci siano i numeri e che l’ascesa di una società porti inevitabilmente alla caduta di un’altra. Anche per via degli sponsor, che in Lega Pro come in Seconda sono territoriali, e che sono necessari a coprire le molteplici spese che ci sono quando si fa calcio. Il discorso è lo stesso dei bambini: ad Albino ci sono le aziende per mantenere cinque grossi club?