Carissimo Preside di Rozzano

Bergamo, 29 novembre 2015. Oggi è il compleanno di Fulvia, compagna di banco. Scuola elementare. Desidero per lei il dono più bello perché è il ricordo più bello che ho: l’infanzia. L’età della meraviglia. La porto nel cuore. La portiamo nel cuore. Tutti e per sempre. Devo riuscire a ricrearla, per Fulvia. A volte lo faccio per me. Penso ad un libro. Il nostro libro. In quei giorni. Leggende e racconti di Natale. Testo di lettura. Terza elementare. Guardo la copertina e torno bimba. Sfoglio le pagine insieme ai nonni. Hanno lo stesso profumo d’allora, d’astuccio e cartella. Riconosco le mani dei miei cari e le loro voci dimenticate. La maestra Carla muove la bacchetta in legno e chiede alla classe d’intonare Tu scendi dalle stelle. Canto. Don Giovanni ha un bimbo tra le braccia. Lo nasconde dietro la mangiatoia. È biondo e bello. Madre Lina mi chiede di tenere la scaletta. Teme di cadere. Deve mettere la punta all’albero. Vetro soffiato e polvere di stelle. Sta arrivando Babbo Natale, devo dormire per non disturbarlo … chiudo il libro, lo abbraccio e li abbraccio. Il ricordo si spegne. La luce svanisce insieme a coloro che non ci sono più. Non importa. Grazie al ricordo del mio Natale italiano so che torneranno. Ogni anno. Ecco il dono perfetto per Fulvia. Scatto una foto a In quei giorni, scrivo i miei auguri, invio … e mi vieni in mente tu, Preside di Rozzano, accanto alla tua voglia di bruciar poesia. Irrinunciabile dolcezza che t’accompagna nella stagione più fredda della vita: la vecchiaia. Anche la tua. T’accorgerai presto che la memoria svanisce. Rimane solo quella antica. Chi o cosa dipingerà le tue giornate, i tuoi pensieri canuti? Affar tuo. Affar nostro la tua cattedra. Come uomo di scienza e conoscenza elementare non dovresti farti suggerire risposte elementari. A passar il compito trovandomi costretto ti scrivo la corretta soluzione. Regola numero uno: il bambino apprende per imitazione. La Famiglia di Nazareth è l’Esempio. Il modello per eccellenza. Pieno di dio. Il raggio buono dell’uomo. Regola numero due: il bambino costruisce la parte migliore del suo domani attraverso storia, tradizioni, manualità e Amore. Regola numero tre: l’AMORE è il Primo dono che riceve attraverso il Santissimo Natale! preparativi, rappresentazioni, celebrazioni, e Babbo vestito di rosso compreso. Ne riceve anche altri, trenini, bambole, eccetera. Ma è noto che, soprattutto per i bambini, dare e ricevere regali è il segno più chiaro dell’amore. Regola numero quattro: Babbo Natale esiste. Ha una grande barba, sorride e prende sulle ginocchia i bambini. Assomiglia ad un nonno perché è il nonno. Il nostro antenato. Ritorna ogni anno a ristabilir legami nel tempo e nello spazio. I fili con il passato – senza tempo l’uomo non esiste – e con lo spazio. Porta a passeggio i bimbi, li fa uscire dal loro piccolo mondo e li unisce al resto dell’universo. Per questo viene da così lontano, dal Polo nord, per collegarli al resto del cielo. Nel cielo c’è la terra. Oriente e Occidente.

Carissimo preside di Rozzano hai cannato il compito in classe, il ben di dio. Perché o per chi? Per conquistarti la bella marocchina musulmana che nontelada, o per cacca, per paura? Ho saputo che alcuni occidentali imparano a memoria le sure per timore d’esser interrogati dagli islamisti – così si spiega la domanda. Oppure è tutto più semplice: voglia d’esser ricordato anche per una cazzata, ma ricordato? Beh, far parte della memoria collettiva come il cretino di Rozzano non è propriamente il massimo, quanto regalarti la cattedra che occupi o credere nella ragione del tuo proclama: “Ho deciso d’abolire il Natale per evitare disagio nei bimbi che appartengono ad altre religioni”. Dammi retta. Meglio se taci. Il bimbo musulmano può raccontare cantando le sue tradizioni. Il bimbo occidentale le ascolta felice. Così il contrario. Il bimbo italiano racconta il Natale ed il bimbo musulmano ascolta curioso. La novità è la loro meraviglia. Non importa da quale terra, razza, politica, vanto, odio, fede o religione provenga. Loro sono l’Uomo migliore. Non è un errore grammaticale, ma filosofia. Le difficoltà dell’adulto verso la diversità sono sconosciute al bambino.

Allora, dov’era e dov’è il problema? Non c’è. Non c’era. L’hai creato tu. Con la tua stupida e vanitosa scelta hai rischiato di perdere il bimbo che viene dall’Oriente. Causa? La parola dell’adulto. Genitore contro genitore.

Tra tanta irresponsabilità presidenziale sfiora una certezza: devo ringraziarti. Un dono non può essere rifiutato. Le tue dimissioni. Accettate.

L’Ambulante*

Letture consigliate: J. T. Godbout, Lo spirito del dono, Bollati Boringhieri; Don L. Micheli, In quei giorni. Leggende e racconti di Natale, Edizioni P.I.M.E

*L’Ambulante è una rubrica settimanale a cura della scrittrice Doriana Carosi, di Dino Ferrari e di Gianandrea Rota