salottoMilano. Venerdì 2 ottobre 2015. Ss. Angeli Custodi. Ore 12.00.

Non è un caso che i Santi del giorno siano proprio loro: gli Angeli. Due grandi piume bianche che custodiscono i bambini. Lo dice la preghiera. Lo dicono i miracoli. Lo dico io. Da piccina non ero mai sola. E’ arrivato il treno, FrecciaRossa. Metto in attesa i pensieri e prendo posto. Un salotto che arriva sino a Roma. I miei compagni di viaggio sono Massimo e Loris. Senza di loro la vita sarebbe diversa. Accanto a me siede il mio Custode. E ricomincio a parlare con lui: “Dovrai guidare la mia parola. È troppo importante ciò che sto per fare. Rappresento un giornale, Bergamo & Sport, come inviato e invitato alla presentazione di un libro: La neve all’alba, di Basilio Petruzza. Nel salotto letterario di EDDA Edizioni. Il tema non è facile. Pedofilia. Non posso sbagliare. Aiutami”.

Roma. Ore 14.55. Una casa d’epoca, arredata con gusto e pulizia, spalanca la sua porta insieme alla proprietaria. La Toscana. Indossa bellezza, abiti lunghi, capelli corti, un profumo buono e sconosciuto. La sua voce è elegante come le camere che offre. Fiandra nei bagni e damaschi nelle stanze. La via che le ospita porta il loro nome: Appia Nuova 442. Le consiglio vivamente, reggia e regina. Qualità-prezzo ottimi e accessibili a tutti. Un sogno di generosità ed educazione.

Ho bisogno di stare con Roma. La raggiungo. Piazza Navona è colma di musica. Una ragazzina suona la fisarmonica. Un gruppo romeno, strumenti indigeni. Il mago della lampada, un’arpa per ogni passante. Ed io, il compito da svolgere. Lo spartito è sempre più difficile perché sempre più vicino.

Ore 18.30. Via Muzio Scevola, sede di EDDA Edizioni, è già in festa. Gli invitati sono arrivati, anche quelli speciali come Bergamo & Sport. Mi riconoscono Daniela D’Agosto, perfetta e discreta Editrice di Casa, e Vito Manduca, Direttore e scrittore di rara gentilezza. Autore di Il Fante e la collina delle vette gemelle 1942, Premio Cerruglio 2015. Mi presentano i loro ospiti: l’opinionista e poeta Salvatore Rondello, narratore puntuale di tutti gli eventi di EDDA Edizioni; il critico letterario e giornalista Riccardo Mazzoni. Mi invitano ad accomodarmi nel cuore del loro Salotto ed io, timida, scelgo una seduta più appartata. Il clima dolce, familiare e intelligente allontana da me presto presto la tensione del momento. La presentazione ha inizio. La storia della pedofilia ha inizio. Petruzza, l’autore de La neve all’alba, prende la parola. Lo guardo e l’ascolto. I suoi occhi blu piangono mentre parlano di Mauro, il protagonista del suo libro. Non mi chiedo perché. È un artista. Ha provato ciò che ha scritto, altrimenti non avrebbe potuto raccontarlo così bene. Non importa se l’ha solo interpretato. Importa che l’abbia provato. La sua bocca è un vulcano che erutta frasi perfette e sante come solo Natura sa fare. È un giovane ragazzo di 24 anni con un’anima millenaria. Sento la necessità di rivolgermi a lui da madre. Da Madonna a Bambino. E così faccio. Voglio rimanere nel suo mondo. Il suo libro. Non chiedetemi altro. Non saprei dirvi altro. Una piuma bianca ha trasformato la rabbia in amore. Per pochi istanti. Però è accaduto.

Rubo la simpatia di Vito Manduca al suo Salotto per un’intervista. “Bergamo & Sport può fare domande? posso registrare le risposte? ”. Sorride. Ne approfitto: “Per chi sogna di pubblicare un libro, dirigere una casa editrice … può spiegare cosa fare e in cosa consiste? come selezionate i manoscritti che arrivano in redazione?”. La funzione di direzione editoriale, o meglio la fase di selezione degli inediti proposti alla redazione, se da una parte lascia pochi spazi al raro gusto di scegliere le letture ritenute di maggior gradimento, dall’altra offre il sapore della sorpresa. Sono tante le candidate opere contraddistinte da mediocrità. Quelle interessanti le annusi fin dalle prime righe, se non addirittura dalle presentazioni o dalle sinossi a corredo. “Per offrire un esempio concreto, come avete intercettato La neve all’alba e perché l’avete scelto?”. Per onestà intellettuale devo ammettere che se è vero, come è vero, che la modalità di acquisizione del manoscritto ha seguito la normalissima procedura indicata sul sito ufficiale, modalità da noi classificate come “proposte spontanee”, è altrettanto vero che, nel periodo, eravamo impegnati a sviluppare il filone “adolescenza” prevalentemente all’interno della collana Amore e Psiche. Più precisamente il team era dedicato all’editing del tuo libro, Nel mare dei fiori di Buc. L’ordinarietà del ricevimento in momenti normali avrebbe classificato la proposta fra le “opere da valutare in seguito, nei tempi occorrenti”. Complice dunque il momento propizio, mi sono soffermato più del solito per vedere cosa si nascondesse sotto quella neve all’alba. Dalla sola prima pagina si consolidava il proposito di non differire oltre l’approfondimento e di derogare allo schema programmatico. La lettura in modalità veloce delle pagine successive catalizzava l’attenzione e obbligava a rallentare il ritmo per meglio gustare, intanto, la delicatezza della narrazione e il garbo con cui l’autore si accingeva a dispiegare sentimenti e tormenti dell’animo, destinati a incidere profondamente sui carnefici e sulle vittime. Inquadrato l’argomento, attratto dallo stile e dal messaggio, ho avuto la pre-visione di un bel libro in grado di consentire all’editore di affrontare nello stesso momento la doppia faccia del peggiore dei drammi che devastano  l’adolescenza dalla notte dei tempi: la pedofilia dispensata dentro e fuori le mura domestiche. Una pari opportunità subdola e fuorilegge. “Quindi possiamo parlare di progetto editoriale volto alla denuncia di questo reato?” Assolutamente sì. Oltremodo la pubblicazione quasi in contemporanea del tuo libro con La neve all’alba avrebbe significato farlo progredire, ponendo la medesima attenzione ai diversi profili di vittime, pedofili e dei teatri del crimine. Bambina vittima e padre/orco nel primo caso, sacerdote e bambino/fedele, credente, praticante e vittima nel secondo. Anche il quadro del teatro degli avvenimenti sarebbe stato a un buon livello di copertura: casa e chiesa. “Dalle sue parole si deduce un forte impegno sociale…” La mission di EDDA Edizioni è intercettare macro-fenomeni di rilevanza sociale e diffonderli nell’obiettivo di trarne spunti di riflessione utili; quindi, avere la possibilità di coltivare ed esaltare quelli di segno positivo e di evitare, o meglio contrastare, quelli negativi deleteri per il genere umano. “Un attacco da prima linea, oserei dire.” Sì, come cappello al filone editoriale, non è casuale l’adozione della citazione tratta dal saggio Onora il padre e la madre, da me scritto e pubblicato da A&B Editrice: “La pedofilia è un crimine contro l’umanità perpetrato a danno di creature incapaci di difendersi; … mi dispiacerebbe davvero tanto se fra dieci anni fossi costretto a ricordare che l’avevo detto…”. Dichiarazione del coraggioso Don Noto, sacerdote fondatore di Telefono Arcobaleno, in prima linea contro la pedofilia. Possiamo dire che Don Noto è stato un profeta in casa. Per la verità un profeta utopista e abbastanza ingenuo nel ritenere possibile l’estirpazione rapida di un male che affligge l’umanità dalla notte dei tempi. D’altronde libri come La neve all’alba, scritti in attualità da un giovanissimo, sono la conferma della cronicità della patologia, resistente a ogni cura e indifferente a ogni evoluzione legislativa. Non si stanca di ripeterlo neppure il Papa venuto da lontano, Francesco, che senza giri di parole dichiara che la «pedofilia è una vergogna per la Chiesa». “Però sappiamo benissimo che questo fenomeno va oltre il contesto ecclesiastico. Ne La neve all’alba Petruzza approfondisce anche altre dinamiche? ” Teatro di La neve all’alba sembrerebbe essere solo la chiesa dietro le quinte del suo palcoscenico. La sagrestia, dove si forma e prevalentemente opera il pedofilo protagonista. Ma una lettura più attenta, volta cioè ad analizzare il fenomeno senza limitarsi a far scorrere il tempo libero attraverso una lettura avvincente, consente di cogliere nella struttura del libro la determinazione dell’autore di andare oltre e di indagare in modo ancora più impietoso il vivaio primario, ovvero la famiglia, dipinta troppo spesso come oasi felice, all’interno della quale non sempre le dinamiche fra i componenti dispensano amore sano e benefici sperati per tutti. Troppo spesso l’incapacità, o l’impossibilità, di chi ha il ruolo guida di gestire le spinte centripete dei nuovi arrivati, i figli,  e di conciliare il rigore interno con le sollecitazioni della società esterna, mina alle radici il collante familiare che è così destinato a sgretolarsi. Come maionese impazzita, ciascun componente finisce vittima del caso o, se vogliamo, del destino.  “Tutti i protagonisti del libro, a partire dal padre della vittima per finire al pedofilo, tendenzialmente sarebbero stati dei vincenti. Tuttavia, nessuno escluso, finiranno per essere perdenti.” E ciò proprio per l’incapacità di gestire le proprie passioni, i propri doveri, le proprie pulsioni specialmente con riferimento alle relazioni necessarie degli uni nei confronti degli altri. Tutti vinti, dunque. “Durante la presentazione lei ha fatto un chiaro riferimento a Verga, può svolgerlo anche per i nostri lettori?”. Un’inevitabile associazione di idee ha fatto riaffiorare le vicissitudini di altri attori della letteratura italiana che, nella lotta quotidiana per l’esistenza e per il riscatto sociale mai raggiunto, sono perennemente vissuti in balia della fatalità. Nel ciclo dei vinti di Giovanni Verga, particolarmente ne I Malavoglia, i protagonisti si dividevano in due categorie. Da una parte i marinai che partivano all’alba e la cui esistenza in mare veniva messa in discussione giorno per giorno dall’incertezza del ritorno e, dall’altra, le mogli e i figli che aspettavano ansiosi il ritorno a sera in riva al mare. Quando non tornavano, e spesso non tornavano, la sconfitta era di tutti. Anche ne La neve all’alba, in un’epoca e in un contesto diversi da quelli di verghiana memoria, qualcuno parte senza essere marinaio e qualcuno aspetta il ritorno con ansia. In entrambi i casi l’ansia dell’attesa non è causata dalla fame che si soddisferà con l’eventuale “pescato”. L’ansia dell’attesa è generata dalla poca certezza che chi è partito ritornerà. Parte quotidianamente al lavoro il capofamiglia e ogni ritorno appare come una vittoria. Parte senza preavviso, senza ragione plausibile per chi resta e senza un obiettivo preciso la giovane figlia ribelle. Entrambi un giorno non faranno ritorno. Infine parte anche Mauro il protagonista principale, ormai quasi uomo, dopo che il dramma si è consumato intorno a lui e dentro di lui. Parte dal dolore, ma non fugge dal dolore che porta con sé. “Il dolore non deve essere dimenticato. Il dolore deve essere metabolizzato e conservato per quello che è. Ricordare aiuta a crescere.” Parole d’autore. Come non considerare che pur sempre di due siciliani si tratta? Basilio Petruzza nasce anagraficamente in Svizzera ma, come il Verga, può definirsi siciliano. Il punto di principale contatto fra i due mondi, quello del Verga e quello di Petruzza, rimangono  i teatri principali dove si recitano i drammi anche se verificati altrove: la famiglia e la piccola comunità, dove insieme ai sentimenti di coesione, di solidarietà, di generosità e di cura dei deboli, troppo di frequente si materializzano fenomeni che si collocano all’opposto e portano i nomi  di noncuranza o cura eccessiva, di amori morbosi e patologici, di abusi, di vessazioni, di prevaricazioni sempre a danno dei più vulnerabili. Spesso di omicidi.  La pedofilia è il crimine peggiore. “L’immagine della famiglia in Sicilia è molto forte. Come la dipinge Petruzza?” Ne La neve all’alba abbiamo in principio una famiglia assolutamente “normale” inserita in una comunità normale, ruotante intorno alla parrocchia: c’è un padre che lavora sodo per consentire benessere; c’è una madre, la moglie, che si dedica alla casa; c’è una figlia adolescente che studia e cresce tra le contraddizioni e le sollecitazioni tipiche dell’età. Poi c’è lui, il più piccolo di casa – il protagonista narrante in quanto vittima designata. Anch’egli cresce sotto l’apparente ala protettiva del padre, lo adora evidentemente e lo segue perfino al lavoro. In parrocchia c’è a custodia del gregge un vecchio parroco ormai sulla via del tramonto. Tutto fila tranquillo o almeno così sembra. E la maionese tiene per un po’. Poi qualcosa s’incrina e appare l’anima del racconto… al lettore il piacere di scoprirla.

20.30. Un fischio a due dita. Un taxi al volo per ritornare sulla terra. Un ragazzo divertente al volante che non guida. “Via degli Avignonesi, 34. Trattoria: Gioia mia, piscia piano”. “Da dove viene?”. “Milano”. “Sa cosa diciamo noi romani? la cosa più bella di Milano è il treno che ci riporta a Roma”. “Condivido”. “Siamo arrivati. 12 euro. Grazie e buona serata”.

Vino rosso e bianco sfusi. Tagliatelle cacio e pepe. Verdure alla romana. Cameriere storico che racconta la storia dello storico locale. Pere, panna e gelato alla Gioia mia. Fila di panni stesi tra le travi. Amore e amorini. Tutto strabuono e strabello. Prezzo: dedicato a tutti.   Loris, Massimo e Cinciuè: soltanto a me. Nello scorcio della Città più Bellezza e Grande del mondo.

Letture consigliate: B. Petruzza, La neve all’alba, EDDA Edizioni, Roma; V. Manduca, Onora il padre e la madre, A&B Editrice, Roma; B. Bretti, Mai più paura di volare, EDDA Edizioni, Roma.

A cura di Doriana Carosi