di Matteo Bonfanti
Ma le fusioni sono buone o cattive? Fanno bene o male al nostro calcio provinciale? Due domande che nascono spontanee dopo la calda estate del nostro pallone, un giugno 2015 dove sembra che tutti abbiano il desiderio di unire le forze col club vicino, un tempo acerrimo nemico, ora amante da corteggiare.
L’unione più incredibile in Serie D tra due superpotenze del pallone targato BG. AlzanoCene e Aurora Seriate hanno dato vita alla Virtus Bergamo, società destinata a primeggiare in Serie D, col sogno di diventare la seconda squadra della nostra provincia, quella che viene subito dopo la regina Atalanta. Ambizioni quindi, ma anche la crisi economica fa il suo. Uscito Aldo Terzi, lo storico presidente, in queste ultime stagioni i rossoblù hanno tenuto un profilo low cost, dignitosissimo, ma lontano anni luce dagli sfarzi del passato. E’ una fusione? Sì, no, forse. Sembra più che l’AlzanoCene si sia pappato il meglio dell’Aurora, portandosi a casa soprattutto Mancin e Guerini, i due appassionati dirigenti e sponsor della defunta prima formazione di Seriate e, poi, un vivaio pieno zeppo di ragazzi talentuosi. Da piazzare in ogni dove, monetizzando con prestiti e cessioni un lavoro decennale.
Dalla D alla Promozione, il regno di mister Giulio Cagliani, alla seconda fusione in meno di tredici mesi. Nel giugno scorso, proprio in questo periodo, il mago del nostro pallone dava inizio all’avventura Cologno Frassati. Ora, con il diesse Chiari, ecco il Palazzolo-Telgate, che per via del calciomercato pare già l’ammazzacampionato. Presi Romanini, Dalola, Sella e Nichesola, quattro top player della categoria, si valutano i giovani, si cercano i più bravi perché l’obiettivo è primeggiare. Proprio come nel caso della Virtus Bergamo. Come ad Alzano e a Seriate, pure a Palazzolo e a Telgate, c’è (anche) chi storce il naso. Sono i tifosi storici, quelli dei paesi, che sostengono che a questo tipo di nuove realtà non ci si possa legare. Perché l’appassionato è campanilista, in Serie A come in Terza categoria vuole la squadra della sua città, non della sua zona. A riprova l’AlbinoLeffe, che quando era in Serie B faceva registrare una media inferiore ai mille paganti (e metà entravano con biglietti regalati), un flop, almeno al botteghino, di proporzioni inaudite.
Club dai numeri giganteschi quello appena nato in Eccellenza, frutto del connubio tra Villongo e Sarnico, due assolute protagoniste del nostro movimento: settecento tesserati, una prima squadra che sarà costretta a scegliere tra i migliori ragazzi della Lombardia, i tanti che l’anno passato giocavano titolari o in biancorosso o in biancazzurro, parecchi giovani cercati da un sacco di diesse. E qualcuno di questi talenti cristallini è già finito in Lega Pro, Alberto Carrara, classe 1997, acquistato dalla Feralpi Salò.
Ancora poco si sa della fusione del giorno, quella tra Sporting Adda e Brembatese. Sergio Contato, storico presidente dei giallorossi, portati addirittura a un passo dall’Eccellenza, quest’anno pareva lontano dal suo club, con una prima squadra in difficoltà già dalla prima giornata. Retrocesso in Prima, pur centrando la storica conquista della Coppa Italia, adesso lo Sporting Adda Bottanuco sposa la Brembatese, altra ex regina del nostro pallone, da anni in costante caduta. Si vedrà.
C’è poi la storia recente. Negli anni ci sono state fusioni straordinarie, su tutte quelle che hanno fatto nascere il Pontisola (Ponte San Pietro, Chignolo e Terno d’Isola), il MapelloBonate e l’AlzanoCene, realtà che grazie all’aggregazione di due o più club hanno trovato nuove risorse finanziarie e grandi stimoli, diventando, non a caso, le società bergamasche più importanti sia a livello di prima squadra che per quanto riguarda i risultati delle formazioni dei settori giovanili. Ma ci sono stati anche connubi che si sono rivelati veri e propri buchi nell’acqua, scomparsi in un battere di ciglia, il caso è lo ScanzoPedrengo, partito in pompa magna per poi spegnersi già a metà della sua seconda annata.
In tanti casi la fusione fa nascere immediatamente un nuovo club, quello di un solo paese, società che parte dalla Terza e già all’anno zero può contare su una rosa di ottima qualità. Alcuni sono i ragazzi in esubero, lasciati liberi perché non si può avere in rosa quaranta calciatori. Se ne scelgono venti, gli altri ingrossano le fila della neonata società. E’ capitato a Grassobbio appena dodici mesi fa, via all’Azzano Fiorente Grassobbio, in Prima, e, conseguentemente, via all’Fcd Grassobbio, appunto in Terza.
Poi ci sono unioni solo per la Figc. E’ quella che giovedì avvallerà la Federazione tra Caravaggio e Aurora Seriate. La realtà è un’altra, i biancorossi hanno rivelato il titolo lasciato vacante dai rossoblù per ripartire in Serie D nonostante la retrocessione in Eccellenza. Così a Madone, dove il Futura partirà dalla Seconda, la categoria dell’ormai scomparso Bonate 1951.
Vicende che nel pallone succedono almeno da vent’anni. Ma ora ne capitano sempre di più. E cambiano l’idea che sta dietro al calcio: quella della competizione. Un imprenditore può svegliarsi e decidere di fare un club che gioca in Serie D, basta fondare una nuova società per poi fare un’immediata fusione con una delle parecchie realtà che sono in forte crisi in Lombardia. E’ strano, un tempo per salire tra i semiprofessionisti bisognava vincere cinque campionati, armandosi di pazienza e di passione. E spendendo un mucchio di soldi. Ora bastano solo una manciata di euro.
Si ritorna all’inizio dell’articolo: le fusioni vi piacciono o vi mettono tristezza? Persino qui in redazione siamo divisi tra pro e contro. Chiediamo, quindi, ai nostri lettori di dirci i loro pensieri sulla moda dell’estate del pallone orobico. Speriamo in commenti interessanti, ma pacati, senza scadere in offese personali che inquinerebbero un dibattito che si preannuncia entusiasmante.