di Matteo Bonfanti

Anche a causa dei quattro uomini che ha sempre addosso, in ordine d’importanza due figli, un padre e un marito, mia moglie ha scelto la via del misticismo. Così, più o meno una volta al mese, va a riflettere sui suoi dolori e su quelli del mondo a Rosignano, dove si trovano altri che stanno facendo percorsi simili, di crescita personale. E’ qualcosa che va molto di moda tra la gente della mia età. Si sta insieme, lontano dalla famiglia che ti uccide e ti divora, a fare giochi di gruppo e a raccontarsela senza filtri. S’indaga sul proprio passato per migliorare il presente di tutti i presenti, ci si confida e ci si consiglia. E fin qui è bellissimo. Il dramma è il dopo, perché si torna a casa carichi di odio nei confronti dei parenti più stretti che questo viaggio non lo hanno mai fatto, lo vedono come una sfiga incredibile e sperano passi in fretta. Per tanti motivi. Intanto gli illuminati eliminano birra, vino, sigarette e grigliate (sia di pesce che di carne), insomma il meglio della vita, sostituendo questo ben di dio con il tofu, che è tristissimissimo. Che lo mangi e piangi. Poi, strettamente correlato all’happening in Toscana, ci sono diversi esercizi da fare qui, per tenersi in forma sul sentiero della redenzione. Parlo, ad esempio, del venerdì delle costellazioni (in cerchio a mettere in scena i drammi vissuti dai tuoi nonni) o del sabato dedicato al bagno di gong (il vecchio santone coi capelli lunghi e grigi, forse un tempo chitarrista dei Paraxenocosmos, suona dei piatti della batteria giganti che hanno il misterioso potere di rilassarti muscoli e nervi, ma solo se sei disteso su un materasso ultracomodo almeno per un’ora).
Non entro in merito sulla validità delle varie terapie, innanzitutto perché non è l’argomento del mio articolo e poi perché non pratico nessuna di queste discipline. Io sto coi miei bambini. Senza volerlo, soprattutto per via di una cronica mancanza di tempo, faccio fare a Vinicio e Zeno, otto e sei anni, ogni cosa che il movimento new age imporrebbe di evitare. Così, l’ultima volta che Costanza, mia moglie, è andata via, abbiamo mangiato alternando il Mc Donald’s alla pizza al salamino piccante dell’egiziano che credo, ma non ne sono completamente certo, cuoce l’impasto nel radiatore di una vecchia Citroen. Di grave l’orario in cui riuscivo a convincerli ad andare a letto, mai prima di mezzanotte; come, vestiti e coi denti sporchi; e con quali racconti per conciliargli il sonno. Mercoledì gli ho parlato dell’ingiusta esclusione di Maradona al Mondiale 94, giovedì del suicidio di Kurt Cobain, che resta comunque un grande, venerdì dei rapporti tra l’Atalanta e il leader della Curva Nord Claudio Bocia Galimberti, sabato, l’ultima sera soli soletti, degli episodi miracolosi accaduti nella Bergamasca all’inizio dello scorso decennio, quando tenevo una rubrichetta di miracoli veri o presunti per il Giornale di Bergamo. Erano terrorizzati.
Tragico il capitolo scuola. Tre mattinate a disposizione e altrettanti ritardi, uno di un’ora e mezza, uno di due, l’ultimo di tre. E ho anche polemizzato con la bidella che mi sgridava perché non avevo chiamato per comunicarle che stavano in mensa: “La colpa è vostra – gli ho detto -. Che non fate iniziare le lezioni a mezzogiorno. Non sarebbe meglio? Alle otto di sera si torna a prenderli. Con vantaggi per tutti”. Mi ha guardato con gli occhi sgranati come si fa con quelli un po’ picchiatelli e mi ha risposto che lei non è nessuno, di scrivere le mie proposte al ministero. E io ho rincarato la dose: “A cosa è servita l’autonomia della scuola? A non prendere decisioni sagge? A delegare agli onorevoli?”. Ha alzato le spalle e mi ha sorriso, ritenendo fossi scemo e mi ha congedato “che aveva da lavorare”.
Evito accuratamente di fare l’elenco delle spese sostenute per rendere felici i miei figli nel soggiorno a Bergamo tra noi maschi orfani di Costanza, che è una mamma bravissima, dolcissima, ma anche rigorosa, difficile da sostituire. Posso dire che un pomeriggio siamo entrati nel negozio Grandi Giochi d’accordo che avremmo speso venti euro e siamo usciti con uno scontrino che recitava un pagamento bancomat di 74,99 euro. Mi veniva da carognare. Ho chiamato mia mamma per avere un paio di dritte su come crescere i miei figli senza traumatizzarli troppo ed evitando di spendere l’intero stipendio perché preso da ingenti sensi di colpa, di dimensione sempre maggiore.
Era ad Anghiari, alla libera università dell’autobiografia. Altro viaggio bellissimo, tra ricordi, ferite da rimarginare, pensieri, progetti e parole. Era entusiasta, un fiume in piena. Penso fosse vicino a dov’era mia moglie, Costanza, come detto a Rosignano. Ed ho capito che si sceglie una donna che somiglia alla propria madre. Forse per restare bambini o quantomeno per provarci. Il resto va da sé. E il vento fa il suo giro.