di Marco Bonfanti
CI abbiamo creduto fino alla fine. CI abbiamo sperato per tutti i novanta minuti. CI siamo dati un vasto appuntamento perché era bello pensare che il Lecco ce l’avrebbe fatta. Ma ieri il miracolo sperato non è avvenuto, lo scontro di vertice tra Lecco e Castiglione si è chiuso a reti bianche. E ha lasciato la classifica immutata, con loro davanti di cinque punti, pur con ancora un turno di riposo da scontare. Ma la CI, di cui avremmo potuto riempire questo pezzo si è fatta ulteriormente lontana. Bisognava vincere e vinto non abbiamo. E il pubblico era davvero tanto, a questa CI ci abbiamo creduto davvero in tanti, molti di più dei soliti affezionati, che per l’intero anno hanno con trepidazione seguito questa lunga scalata verso il potere del girone.
E dire che il Castiglione per tre quarti della partita è rimasto in dieci. Ma in dieci, come erano, si sono messi in difesa e hanno rintuzzato tutti i nostri attacchi. Non sempre limpidi, troppo spesso confusi. Alla ricerca testarda di spazi che non si aprivano. Cercando, troppo spesso, il cross teso, lanciato da lontano e facile preda delle teste avversarie. Ma poi, come da vero romanzo calcistico, l’occasione d’oro c’è stata. E’ arrivata sui piedi di Cardinio, a cui dedichiamo questo figurone. E nel farlo, facciamo anche un doveroso passo indietro. Il Lecco ha ulteriormente scalato la classifica mercoledì, battendo il Seregno, che ci stava davanti al secondo posto. E lo ha fatto in una partita rocambolesca, risolta all’ultimo minuto di quelli di recupero. Contro il Lecco c’era stato un rigore inesistente che trasformato, aveva riportato la situazione in parità, dopo il gol iniziale della compagine lariana. Poi è stato un lungo batti e ribatti, con il Seregno che intesseva trame, ma che erano sterili e senza sbocco. Ci si era rassegnati al pareggio, anche se era una vittoria ciò che serviva. Ma all’ultimo respiro Cardinio si era involato sulla sinistra, poi si era accentrato e aveva lasciato partire un tiro micidiale, che, scheggiato il palo, era entrato in rete. Giubilo e vittoria. Seregno superato e appuntamento con il Castiglione per decidere la regina del torneo. A loro bastava anche un pareggio, a noi serviva assolutamente una vittoria. E la partita si trascina senza grandi colpi di scena, la palla gira di qui e di là, senza mai prendere la decisione di finire, in qualsiasi modo, in rete.
E poi a Cardinio capita l’occasione della vita. Su un cross teso, c’è lui lì nell’area piccola che la deve mettere dentro. La deve semplicemente accompagnare in rete, con calma, con tatto e con grazia. Il destino vuole, perché il destino sceglie, che questa occasione irripetibile capiti allo stesso eroe della partita infrasettimanale di Seregno. Con questi due gol egli può suggellare non solo la vittoria di giornata, ma il volo verso l’agognata vetta. Ma quale eroe non sbaglia? Del resto è questo che ce li fa amare, lo splendore e la caduta, la determinazione e l’indeterminatezza, il furore e la confusione. Napoleone stesso fu sull’altare e nella polvere, ci fu lui che andò dalle Alpi alle Piramidi, dal Manzanarre al Reno, ci può stare, nell’altalena delle occasioni perdute, anche un giocatore del Lecco certamente.
E poi quel gol, che farà esplodere lo stadio e renderà veri i sogni, non è un semplice pranzo di gala. Non è un cane da portare a fare i suoi bisogni. Non è una carezza. Anzi è un leone a cui far saltare il cerchio di fuoco. E’ un pugno di quelli così ben assestati da far crollare l’avversario. Per questo Cardinio non accompagna quel pallone, non è che non vuole, è che proprio non può farlo. Il gol che farà esplodere lo stadio deve entrare di forza, far urlare la rete per accompagnare l’urlo collettivo che verrà subito dopo. E così Cardinio su quel pallone si avventa. E non il piede, ma lo stinco lo prende, dando così forza e foga laddove invece ci vorrebbero soltanto dolcezza e linearità. La palla si invola, si alza, galoppa, freme ed esce di sopra alla traversa. Niente gol e sogni spezzati. Non è detto che sia finito tutto, mancano ancora sei giornate, qualcosa può succedere se il Lecco CI crede ancora e fino alla fine. Magari per qualche alchimia di quel destino beffardo di ieri, si sale lo stesso, con un percorso più accidentato ma non meno pagante e pregnante. Resta per ora quel gol mancato, tra l’altro unica vera, sentita e pulita occasione dell’intera partita. E tutto era stato predisposto nel modo giusto. Se il gol della vittoria lo avesse segnato Cardinio, lecchese di Lecco, quindi stella mattutina nata sulle sponde del nostro lago.
Eppure, anche se ha sbagliato quel gol, Cardinio resta per noi un amato figurone. Perché per perdere o sbagliare una grande occasione, l’occasione bisogna procurarsela ed avercela. E lui quella palla tra i piedi, ieri l’ha avuta.
NELLA FOTO: il bluceleste Fabio Cardinio in azione (www.leccochannelnews.it)