di Matteo Bonfanti

Qualcosa del mercato che sarà, già si sa. Ad ora c’è che sarà all’insegna dell’austerità. Mala tempora currunt in tutta Italia e la Bergamasca non fa eccezione. Gli sponsor investono sempre meno, di conseguenza i soldi in giro sono pochini e le notti europee lontanissime. Aspettiamoci quindi un Marino diverso dal solito: tante idee low cost da far digerire agli spaventati tifosi nerazzurri che all’arrivo di Percassi s’immaginavano di diventare un’altra Udinese o, addirittura, una nuova Fiorentina e adesso si accontenterebbero volentieri di non fare la fine del Siena.

Partiamo quindi dai pensieri dell’allenatore. Colantuono, che non si aspetta regali dalla società, vorrebbe poter giocare (anche) con il 4-3-3, l’unico modulo che non ha mai utilizzato in questa stagione. Ci concediamo una piccola divagazione: se l’Atalanta è rimasta in Serie A gran parte del merito è da attribuire al mister. La rosa era quella che era, parecchio modesta, lui è stato bravissimo a cucirgli addosso tanti travestimenti, a seconda dei momenti di forma dei suoi cinque-sei uomini d’oro. Ha iniziato con il 4-4-2 perché aveva uno Schelotto che in fascia spaccava il mondo, poi è passato al centrocampo a tre, con Bonaventura tra le linee perché Jack segnava, ma soprattutto inventava per un Denis che pareva in flessione. Quindi ha cercato di rivitalizzare un Moralez triste solitario y final e ha tentato la formula con due trequartisti. Verso la fine ha capito che Livaja era un bell’osso ed è tornato ai due attaccanti. Senza mai lamentarsi di non avere gli elementi per quello che fino all’estate scorsa era il suo unico credo calcistico, il modulo con quattro difensori e quattro centrocampisti che ha reso grande il Milan di Sacchi. C’è da fargli i complimenti perché in quest’epoca, in ogni campo, vince chi fa dell’eccezione una possibilità. Naufraga Zeman, fa festa Conte, altro tecnico che ha iniziato la sua carriera con una chiara filosofia tattica (4-2-4), via via trasformata durante le stagioni per poi diventare il suo esatto opposto (Marchisio seconda punta in un inedito 3-5-1-1) nel gran finale bianconero 2012-2013.
Per affidarsi al 4-3-3, Colantuono ha bisogno di almeno tre attaccanti esterni, due titolari, uno in panchina. La trattativa per riportare a Bergamo in prestito (e quindi a costo zero) Gabbiadini (30 presenze e 6 reti nel Bologna) è ben avviata. Denis in mezzo, Manolo a sinistra (ed è già un bel vedere), manca la punta a destra. E qui quello che sembra destinato a diventare il Ferguson di noialtri potrebbe accontentarsi con quello che ha già in casa: i più offensivi Di Luca o Livaja quando c’è da andare all’arrembaggio, Moralez o Brienza se e meglio affidarsi al contropiede.
Fatto l’attacco, quantomeno sulla carta, e con l’idea che la difesa resterà tale e quale a quella odierna, il nodo cruciale dell’estate alle porte è il centrocampo che registra già due addii certi e uno probabile nonostante il mercato non sia ancora cominciato. Il nazionale Bonaventura va verso una grande (Inter in pole position, ma lo vorrebbe anche Guidolin all’Udinese), il guerriero Biondini torna a Genoa, il regista Cigarini è di proprietà del Napoli che potrebbe riprenderselo per avere in rosa un centrocampista in più qualora Inler finisse al Milan.
Sostituire tre elementi tanto importanti non è facile, soprattutto se il budget che verrà, sarà il più risicato della seconda gestione targata Percassi. Due idee potrebbero venire da un Palermo in disgrazia e che, con i modesti introiti dell’attuale Serie B, dovrà giocoforza piazzare altrove i suoi pezzi migliori. Tra questi Donati, 32 anni, che a Bergamo ha sempre fatto bene, e Barreto, 29, altro giocatore rimasto nei cuori dei tifosi atalantini. Un’altra idea buona, ma soprattutto poco costosa, guarda alla vicina Verona, sponda Hellas, ed è il vichingo islandese classe 1984 Emil Hallfredsson, che potrebbe fare l’interno sinistro in un centrocampo a tre che in questo momento registra una sola certezza, Carmona, cresciuto esponenzialmente grazie alle cure di Colantuono e pronto a ritagliarsi un ruolo di leader nella Dea dell’immediato futuro. C’è anche Radovanovic, che però è una riserva, e ci sono i giovani che hanno brillato in cadetteria (Baselli al Cittadella e Kone al Varese). Una volta rientrati alla base, potrebbero rivelarsi dei buoni rincalzi. Tanti nomi, quindi, e zero certezze, ma a fine maggio è anche giusto che sia così.