di Matteo Bonfanti

Dietro ogni viaggio c’è sempre un miraggio da considerare. Prendo in prestito la rima perché è quel che mi capita quando prendo un aereo con Marco e Monica, i miei soci qui al giornale. A inizio settimana siamo andati due giorni in Irlanda, al ritorno ci studiavamo come aprire il Dublin & Sport, identico al nostro settimanale, ma un po’ in inglese, un po’ in gaelico, a raccontare le sfide dei dilettanti dell’isola verde. Sognare non costa niente e il bello della nostra pubblicazione è che è riproponibile in tutto il mondo. A Galway come a Ciserano l’entusiasmo è lo stesso. E pure le storie che popolano i campionati dalla quarta serie in giù: c’è il trequartista dai piedi fatati, ma che non corre manco se il mister lo minaccia con la pistola,  c’è il bomberone fenomenale che ha rinunciato al professionismo per stare a dare una mano nell’azienda di famiglia. A Bergamo il numero nove fa i bulloni, a Dublino il suo corrispettivo alleva le mucche. La domenica è identica: dribbling, golasso, squadra in trionfo e serata in birreria.
L’ho presa alla larga, perdonatemi, ma mi capita spesso se il tema m’intriga e questo è un vecchio adagio tra me e Igor Trocchia, ex stella del pallone orobico e ora mister nel settore giovanile dell’Aurora Seriate: si sceglie di essere dilettanti o lo si diventa perché si è meno bravi degli altri, quelli che arrivano a giocare a calcio per lavoro negli stadi di Serie A, B e Prima Divisione?
Ovviamente non c’è una risposta. Ma ci sono storie che dimostrano che a un certo punto si decide quale strada prendere. Quando ero bambino la favola che ci insegnavano era quella di Moreno Torricelli, che all’Oggiono, in Promozione, non era nemmeno il più promettente. Era certamente il giovane più determinato, faceva il falegname e investiva i suoi giorni di ferie per andare a provare nei grandi club. Il Como, che era vicino a casa sua, a Erba, poi la Juventus: un’amichevole e la chiamata di Giovanni Trapattoni, le famose tre partite di prova in maglia bianconera, l’esordio nella massima serie (contro l’Atalanta), la nazionale, i miliardi di lire perché l’euro era ancora da inventare.
Ci sono anche vicende che vanno in direzione ostinata e contraria. Dodici anni fa, quando abbiamo iniziato a raccontarvi i campioni che giocano nel fine settimana sui campi della Bergamasca, ogni estate sembrava che Giorgio Pesenti dovesse fare il salto, dalla Tritium a svariate pretendenti in Serie B. Ripartiva la stagione e lui era sempre lì, maglia a strisce biancazzurre, campionato d’Eccellenza, a fare il doppio dei gol degli altri attaccanti (oltre a un imprecisato numero di assist per i compagni).
La prova certa non c’è. Ma io ho l’idea che a Bergamo come a Dublino ognuno si ritagli la vita che gli piace di più. E quindi, in qualche modo, voglia essere a Verdello e non al centro sportivo di Milanello. Perché è vero che Riccardo Montolivo guadagna i milioni, ma è altrettanto certo che il suo è stato un percorso lastricato di privazioni, iniziato da piccolissimo nel vivaio atalantino, dove non si scherza e se ti viene da fare una battuta finisci fuori rosa e l’uscita con la tua bella te la sogni col binocolo.
Tolti i predestinati e nella categoria metto Cristiano Ronaldo, Leo Messi, Paul Pogba, Andres Iniesta e Zlatan Ibrahimovic, e a meno di sfighe incredibili, tipo i gravi infortuni alle ginocchia, gli altri scelgono dove arrivare, fino a che punto affinare le proprie qualità tecniche o potenziare le proprie capacità atletiche o rinunciare al divertimento il sabato notte, alle sigarette e agli aperitivi alcolici il venerdì alle 18.30.
Esperimenti se ne possono fare (ma a che cosa servono se non a questo articolo?). Poniamo che i pulcini della Cortenuovese iniziassero ad allenarsi per sei ore al giorno con Pep Guardiola in panchina. Stravincerebbero qualsiasi partita, persino con i pari età della Juventus. Cambiamo club, regalando senza volerlo un consiglio all’arrabbiatissimo Berlusconi. Prendesse in toto l’AlzanoCene, convincendo Bosio e compagni ai lavori forzati al Milan Lab, l’ex Cavaliere  centrerebbe la tanto agognata qualificazione in Champions League? Io penso di sì. Domande, comunque, da bar dello sport tra il primo e il secondo tempo del big match di Seconda tra Excelsior e Uso Zanica in programma questa domenica pomeriggio. Spero che tra voi ne nascano discussioni infinite e quindi assai divertenti.

NELLA FOTO – Marco Neri, Matteo Bonfanti e Monica Pagani in viaggio verso Dublino