di Marco Bonfanti

Quando arrivò il primo che diceva di chiamarsi Melchiorre, ma che in realtà si chiamava Romano, chi aspettava disse: “Caspita – chi li aspettava non diceva mai parole fuori posto – non ti aspettavo così presto. Pensavo ci fossero intasamenti a centrocampo, difficoltà sulle fasce, marcature strette e fraseggi insistiti senza profondità, e invece sei già qui. E cosa mi porti di bello mio buon Melchiorre?”  Melchiorre, ma di fatto Romano, rispose prontamente:”Ti porto un gol d’oro, perché  il primo gol, bello o brutto che sia, usuale o inusuale, di scaltrezza o di vaghezza, sempre d’oro è. Sblocca la partita, delude gli avversari , dà forza a chi lo realizza, fa scivolare la barca leggera e in mare aperto”. (Gasparre, ma in verità Romano, sapeva, quando voleva usare anche frasi poetiche e sapienti) “Bene,-disse chi aspettava-, ma sei venuto solo o ci sono altri con te?”. “Ci sono io- rispose dopo pochi minuti Baldassarre- ed anch’io ho un dono per te”. Baldassarre, che però noi sappiamo chiamarsi  in verità Salandra, non arrivò trafelato , ma calmo e concentrato, segno che per portare quel regalo non aveva corso, ma si era ben posizionato e aveva diretto tutte le sue energie su un solo colpo, un colpo preciso.
“Cosa porti con te?”-chiese a Baldassarre, in realtà Salandra, chi aspettava. Baldassarre rispose: “Anche se da noi quest’anno ancora non si sentono i rigori dell’inverno, ecco io un rigore l’ho pure cercato e trovato. Poi non è stato difficile realizzarlo, in quell’angolo dove un portiere che avesse pure le ali non potrà mai arrivare. Ecco, allora ti porto un gol d’incenso, un gol innanzitutto profumato di vittoria. Ma poi un  gol che fa fumo, tanto da stordire gli avversari e far perdere loro il segno del campo e dell’andare e  del ritornare. Un incenso  che parla di chi in quel momento sente il sapore dolce della vittoria che si sta costruendo. E agli altri fa sentire invece il sapore amaro del precipitare verso il niente di una partita con un significato sempre più incerto. E due doni erano arrivati, ma, come da tradizione, i Magi avrebbero dovuto essere in tre. Ma il terzo c’era o non c’era? Se c’era, tardava ad arrivare nel pomeriggio ventoso che maturava il suo tempo.
I due che già avevano consegnato il loro dono, guardavano sempre più impazienti, ma del terzo ancora non c’era traccia. Poi uno dei due, forse stanco di aspettare, se ne andò. Quando le speranze  di vedere il terzo Re  si erano fatte piccole, eccolo spuntare.
Ecco arrivare Gasparre, che nella vita reale di nome faceva Romano e che stranamente assomigliava molto a Melchiorre, con il suo magico dono. “ Ti sei fatto attendere”- constatò chi aspettava- “ Cosa hai con te di tanto prezioso per avermi fatto attendere tanto tempo di più?”  E allora Gasparre, sempre Romano nella vita quotidiana, rispose:”Porto  con me un gol di mirra, mica roba da poco” “Un gol di birra?- disse chi aspettava-”Cosa hai fatto per segnarlo, hai corso a più non posso per il campo intero?
“Non birra- disse Gasparre-mirra. Vedi- spiegò con calma il terzo, o magari il secondo dei Re Magi,-la mirra è un unguento che già tra gli Egizi si usava per imbalsamare le persone. E allora un gol di mirra è un gol che chiude la partita, che dà un’unzione estrema e mica potevo segnarlo prima. Questo andava fatto quando le speranze degli avversari si sarebbero chiuse. Ci voleva quindi il suo tempo. Un tempo da tanto e un tempo da poco verso la fine. Ecco il perché dell’attesa.”       A chi aspettava restava però una curiosità. “ Vedo che siete venuti in carovana, non voi soli, ma altri servitori, altri camminatori e altri faticatori. Ma chi è che dirige tutto questo andare, pure così ordinato e preciso?” I Magi guardarono fuori dalla tenda e incrociarono gli occhi di Alì, Ghisalberti all’anagrafe.  Gli fecero un cenno, lo chiamarono e dissero:”E’ lui. Sì è lui che porta in giro con perizia e costanza e senso del dovere tutta la nostra carovana. Senza di lui saremmo persi veramente, o se non persi, spaesati almeno.”
“Eh sì, -disse chi aspettava- si sentiva dietro tutto questo la mano di un grande regista. Non che gli altri siano da meno, ma qualcuno che porta avanti la baracca ci vuole sempre e questo Alì , Ghisalberti in realtà, da quel che vedo deve essere veramente puntuale.”
Questa è la storia che aleggiava nel vento domenica a Cologno sul Serio in occasione di un Ciserano-Lecco tre a uno.
Vera o non vera che sia, buona epifania a tutti.