bellina1di Nikolas SemperboniGrassobbio

– Pomeriggio di gala, al negozio “Touchdown”, di Grassobbio. Al cospetto della cugina  Stephanie, che gestisce il bellissimo sneakers shop, si sono presentati i fratelli Cristian  e  Maicol Bellina; luminosi interpreti da tanti anni, a suon di gol, assist e giocate spettacolari, del calcio bergamasco. A sovrintendere sul momento di shopping e relax, l’alto dirigente del Pontisola Luciano Piazzalunga. Parola, per questioni anagrafiche, al più esperto dei due fratelli; un Cristian Bellinadecisamente galvanizzato dall’avventura con la maglia del Casazza, al cospetto di patron Claudio Cambianica. Dopo la decennale esperienza di San Paolo d’Argon, culminata con il “Double” compiuto nel 2009-2010 (vittoria della Coppa Italia di Promozione, e vittoria nei play-off di campionato), ecco scaturire una stagione ricca di ambizione e blasone, quale quella in maglia biancazzurra. Il Casazza, attuale capoclassifica nel girone E di Prima categoria, non si nasconde e punta forte sul talento di Bellina; fiore all’occhiello di un reparto d’attacco con i fiocchi. Al riguardo, le parole di Bellina profumano di tutta la voglia di stupire di una piazza emergente, ma allo stesso tempo ricca di storia, votata a un progetto pluriennale carico di aspettative:  «Non ci nascondiamo sulle ambizioni del Casazza. La rosa è competitiva e, per di più, è stata rinforzata recentemente con l’innesto di Baretti, Bentil e Marcandalli. Avvertiamo la pressione, dettata dall’impossibilità di fallire, ma credo si tratti di un punto a favore. Lavoriamo sui dettagli, e non lasciamo nulla al caso, per migliorare laddove il gioco ha mostrato qualche lacuna, e per avere la meglio su avversari che, ogni settimana, vendono cara la pelle per prevalere su di noi. Temo particolarmente Baradello e Frassati, ma in realtà dobbiamo solo guardare a noi stessi, e al grande lavoro che abbiamo fatto, in termini di tenuta del gruppo. Ho legato con tutti i compagni, ma è stato soprattutto un piacere ritrovare, da tecnico, Stefano Avanzini, che fu mio compagno ai tempi di San Paolo d’Argon».  Tanti, naturalmente, i ricordi di Bellina; frutto di una carriera che ha vissuto il suo apice con gli anni della Serie D, presso Bergamasca Zanica e Palazzolo, ma anche con il magico decennio vissuto con la maglia delle Api di San Paolo.  «Ricordo uno Stefano Avanzini piuttosto pigro, nello svolgimento degli allenamenti. Ora lo trovo impegnato a farci sgobbare duramente, tutte le settimane, e mi chiedo se abbia davvero cambiato testa. Il mio ruolo è sempre stato quello della seconda punta, dedita più agli assist che ai gol. L’annata più epica rimane quella di San Paolo, con Passera e Bonacina in panchina, e con “Gallo” Mangili mio compagno di reparto. Io realizzai 14 reti, lui 16; bastava uno sguardo per intenderci. Non ho mai avuto particolari problemi con gli allenatori; semmai ricordo volentieri gli anni con Luzzana e Bonacina allenatori, perché furono carichi di vittorie. Una giornata da ricordare? Senza dubbio quella del mio esordio in prima squadra, a Gorlago, quando entrai nel secondo tempo di una gara di Coppa Lombardia e segnai quattro reti. Fu un debutto da incorniciare. E poi ci sono gli anni trascorsi con mio fratello Maicol. Quando debuttammo insieme a San Paolo, contro lo Scanzo, furono subito due assist, per lui, e due gol, per me. Siamo cresciuti insieme, giocando a calcio insieme. Potremmo definirla un’affinità elettiva, anche se ci siamo regolarmente mandati a quel paese, fin dai tempi delle sfide alla Playstation”. Richiestogli un giudizio sulla carriera di Maicol, di due anni più giovane, Cristian Bellina dispensa la signorilità tipica dei fratelli maggiori: “Grossi difetti non ne vedo, e non ne ho mai visti. Lui è sempre stato più centrocampista di me, e quindi può abbinare tecnica e fisicità. Bravo fin da piccolo sulle punizioni, rimane anche oggi uno dei migliori sulle palle inattive. Oltre che un fratello, è sempre stato un grande amico. Io, lui, nostro cugino e “Gallo” Mangili? Un magnifico quartetto». Il presente di Maicol Bellina si chiama Pontisola, e si chiama Serie D. Un traguardo per certi versi inaspettato, considerata la non più giovanissima età del giocatore, ma da vivere con l’entusiasmo tipico di chi vuole dimostrare ancora molto. Di mezzo, c’è un salto tra i pro che avrebbe dell’incredibile, ma che oggi, più che mai, appare alla portata, per una piazza ad alta vocazione pallonara quale quella sampietrina.  «Società ricca di storia e blasone  – apre Maicol Bellina – e uno stadio, quale il “Legler” che non ha certo bisogno di presentazioni, per fascino e calore del pubblico. Al Pontisola ho trovato un gruppo fantastico, guidato da persone squisite quali Stefano Salandra. Non mi sento più di tanto una “chioccia”; sono abituato a giocare con i giovani e i ragazzi del Pontisola sanno il fatto loro. Nemmeno io mi aspettavo di poter tornare in Serie D a 30 anni, alla luce delle vicissitudini della stagione passata (Aurora Seriate, San Paolo d’Argon e Sarnico, nel giro di un anno, n.d.r.),  ma in questo senso le 15 reti, del 2010-2011, con il Sarnico, hanno certamente giovato. Non guardo al bottino personale, ma a una vittoria del titolo che sarebbe sensazionale. Io dico che, per valori tecnici e qualità del gruppo, siamo i più forti, anche se il Voghera ha tutte le carte in regola per giocarsela alla pari con noi. Dobbiamo stare tranquilli e pensare al nostro cammino, aspettando il primo passo falso delle nostre avversarie. Cercherò di incrementare le due reti fin qui realizzate, attingendo alla mia specialità, ovvero le punizioni. Se c’è da calciare in porta, non mi tiro indietro; lo devo a quei tifosi che, ogni domenica, mi sostengono e mi incitano a gran voce».  Quanto al rapporto con il fratello Cristian, Maicol Bellina non si sottrae a qualche gustosa “schermaglia”:  «Penso che Cristian avrebbe potuto sfoggiare più personalità, in alcuni momenti della sua carriera, ma del resto è un problema di casa. Credo di assomigliargli un po’, anche se, quando c’è da tirare un rigore, o una punizione, lo batto più volentieri di lui. Quando indossi la fascia di capitano, devi trovare i giusti attributi. Il suo più grande pregio è la vena realizzativa; lui è veloce e vede la porta, mentre io preferisco partire da lontano, per approfittare della fantasia. Sono io il più fantasista». Per l’attaccante di Carobbio, cresciuto anch’egli a Gorlago ed esordiente in prima squadra a 17 anni, con la maglia del Palazzolo, il quinquennio di Sarnico, coinciso con il salto in Eccellenza (stagione 2006-2007), vale da età dell’oro: «Lì ho passato i miei migliori anni, e lì ho trovato due grandi allenatori quali Mario Donelli e Max Maffioletti. Le tre eliminazioni consecutive, ai play-off, non devono sminuire quella che è stata una grande esperienza, al fianco di signori giocatori, come il capitano Bertoli (oggi al Brusaporto, n.d.r.). Spero di trovare oggi quel pizzico di fortuna che è mancato alla mia carriera. Il Pontisola corre forte, e possiede tutti i requisiti per vincere il campionato di Serie D».

L’intervista doppia

Squadra del cuore. Cristian:  “Inter”. Maicol: “Juventus”.

Piatto preferito. Cristian:  “L’uovo della nonna”. Maicol: “Pizzoccheri”.

Macchina da sogno. Cristian:  “Ferrari”. Maicol: “Audi R8”.

Città da visitare assolutamente. Cristian:  “New York”. Maicol:  “Los Angeles”.

Figli. Cristian:  “Sì, uno. Alexander, di 2 anni e 4 mesi”. Maicol:  “Sì, uno. Cristiano, di 6 mesi”.

La donna più bella. Cristian: “Mia moglie Silvia”. Maicol:  “Mia moglie Claudia”.

Marca di abbigliamento preferita. Cristian: “Richmond”. Maicol:  “Bikkembergs”.

Squadra-simpatia. Cristian: “Fulham”. Maicol:  “Chelsea”.

Calciatore preferito. Cristian: “Dennis Bergkamp”. Maicol:  “Alessandro Del Piero”.

Atleta preferito. Cristian:  “Kobe Bryant”. Maicol:  “Roger Federer”.

Dirigente preferito. Cristian:  “Luciano Piazzalunga”. Maicol:  “Luciano Piazzalunga”. E Piazzalunga sorride sornione.