AlbinoLeffe – Como 0-2 (0-0)ALBINOLEFFE (4-3-1-2):
Amadori 6; Salvi (cap.) 6, Moi 5, Allievi 5,5, Cortinovis 5,5; Calì 5,5 (22′ st Aurelio 4,5), Gazo 6, Maietti 6,5; Geroni 5,5 (32′ st Bentley sv); Vorobjovs 5 (37′ st Personè sv), Momentè 5. A disp.: Vitari, Ambra, Ondei, Barzaghi. All.: Pala 5,5.
COMO (3-4-1-2): Crispino 6; Curti 6,5 (24′ st Ambrosini 6,5), Lebran 8, P. Marchi 6; Casoli 6,5, Ardito (cap.) 6,5, Fietta 7, Russu 6 (18′ st Rolando 6); Le Noci 7; De Sousa 6,5, Defendi 5,5 (13′ st Ganz 7). A disp.: Falcone, Rinaldi, Corticchia. All.: Colella 7.
Arbitro: Rasia di Bassano del Grappa 6 (Tamburini di Faenza, Evoli di Bologna).
RETI: 20′ st Le Noci (C), 44′ st De Sousa (C).
Note: pomeriggio soleggiato, spettatori 1.000 circa. Ammoniti Lebran, Salvi, Curti, Vorobjovs (simulazione) e Marchi. Corner 2-9; recupero 1′ e 4′. Paganti 177 per un incasso di 2046 euro. Spettatori complessivi 1000 circa.
Bergamo – Secondo ko (di fila) su tre match, tris nel saccoccio, vuoto pneumatico nel gioco e nella porta altrui. Al tramonto della quarta giornata (c’è ancora la gara casalinga con l’Arezzo da recuperare), l’AlbinoLeffe dell’ennesimo Anno Zero resta affossato nei bassifondi con la miseria di un punticino all’attivo. Cinque titolari in meno (gli squalificati Corradi, Offredi e Taugourdeau, il lungodegente Girasole che ne avrà fino all’autunno e lo scavigliato Pesenti) certo non aiutano, ma in assenza di provvedimenti drastici (magari sotto forma dello svincolato Pià: solo un sogno?) il baratro si avvicina pericolosamente.
Si comincia maluccio, nel senso che i nostri eroi in bluceleste all’alba dell’ottavo concedono la sovrapposizione lungo l’out destro all’interno Fietta: la pennellata per la testa di Le Noci è perfetta, idem la smanacciata di Amadori a difesa del suo palo. La risposta in pressing alto di Momentè all’11’ innesca Vorobjovs, ma il lettone scatta in ritardo favorendo il recupero in uscita bassa di Crispino. È l’incipit di una stucchevole fase di studio in cui il taccuino rischierebbe la disoccupazione, se non fosse per il destro dalla distanza di Geroni (20′) in bocca all’estremo baluardo nemico, qualche cornerino guadagnato dai lariani in rosso, il flipper aereo intorno al 25′ con Defendi (rovesciata a vuoto) e mezza difesa seriana a ballare il liscio e l’incornata molliccia dello stesso centravanti al 45′ agevolata dal traversone di Casoli.
Di là, invece, l’ex di turno Lebran comanda la diga a bacchetta e non si passa nemmeno per scherzo. Servirebbe il classico scossone con ramanzina annessa per un rientro in campo dal pepe nel didietro, e in effetti la ripresa sfugge almeno in parte alla falsariga dell’abbiocco. Momentè avrebbe la palla buona al 6′, grazie a un borseggio sulla trequarti di Maietti, se non s’incartasse in due dribbling di troppo dopo aver aggirato il portiere, e sul rovesciamento tocca a Salvi chiudere in diagonale su De Sousa, servito dal filtrante in area piccola del solito Fietta. Al 12′ Vorobjovs stramazza al suolo rientrando in dribbling su Curti e si becca il giallo per simulazione, mentre sull’altro fronte la new entry (e figlio d’arte) Simone Ganz raccoglie un campanile dalla sinistra di Russu impegnando Amadori dal limite (14′). Il colpo di scena a mo’ di doccia fredda cala plumbeo sul “Comunale” al ventesimo, quando Le Noci azzecca il piazzato della festa togliendo la ragnatela al sette da venticinque metri. L’immagine emblematica del raccapriccio tecnico-tattico in corso è il mancino al volo largo di sette metri di Momentè, che al 31′ cerca l’impossibile dal vertice sinistro anziché fare un passettino in più sul lancio di Maietti. Gli innesti di Aurelio, dell’esordiente Douglas Bentley e della carta della disperazione Personè non accendono la miccia del cambio di passo: il disastro si completa a uno dal novantesimo, con Ganz che prende la linea di fondo e serve a De Sousa (smarcatosi dal compassatissimo Moi) il vassoietto del raddoppio sul primo palo. A Bassano, sabato prossimo, Alessio Pala dovrà fare bottino pieno per gettare acqua su una panchina sempre più rassomigliante a un barbecue.
Simone Fornoni