Anche se per una sola sera, il Bergamo Longuelo è tornato. Sabato scorso, presso la Sede degli Alpini di Presezzo, si è tenuta l’attesissima rimpatriata riguardante una delle realtà più mirabili dell’ultimo ventennio e che, come tale, ha lasciato un ricordo indelebile in numerosi appassionati. L’allora entourage gialloverde, presieduto da Fabio Locatelli, in compartecipazione con Cristian Quistini e Stefano Keim, ha chiamato a sé atleti, allenatori e collaboratori, per una cena, come sempre squisita quando di mezzo ci sono gli Alpini di Presezzo, nonché scandita dai piacevoli ricordi. In primis, il salto di categoria ottenuto nel 2018, con tanto di approdo in una categoria, come la Promozione, affrontata da subito con il piglio giusto e con la determinazione tipica di chi non ha paura di sfigurare dinanzi a nuove sfide. Finché, almeno, le sfide permangono alla portata. Con il 2020, la drammatica pandemia da Covid-19, che ha dato il la al biennio nero del dilettantismo. E nel 2021 l’acuirsi delle tensioni con il Comune, per le ormai note vicissitudini riguardanti il campo di via Lochis, ha infine convinto la dirigenza a farsi da parte, togliendo suo malgrado dalla scena una squadra e un ambiente distintisi, negli anni, oltre che per trionfi ed allori, per senso di appartenenza e attenzione alla dimensione umana. Presenti, alla cena, tutti i protagonisti di allora, a partire da quegli elementi, come “Ciccio” Morè, Ale Quadri, Fabio Buelli, Mario Vitali e Daniele Minetti, che oggi hanno appeso guanti e scarpe al chiodo. Non potevano mancare gli staff tecnici, capitanati da Marco Albergoni e Luca Rinaldi; tantomeno i capitani designati lungo quell’epopea, da Paolo Pellegrini a Marco Cesari. E poi i giocatori tuttora in attività, come l’eterno Ronny Scarpellini, uno dei mancini più celebrati, oltre ai “canterani” di allora, fattisi splendidi cigni: da Battisti e Molteni, fino a Simone Mistri, che in Promozione continua a tenere banco giostrando da riferimento offensivo della Gavarnese. A chiudere la serata, una torta celebrativa, per omaggiare un’epoca che non c’è più, ma che ha saputo dare tanto, sia in termini tecnici che umani.
Nik
