Stando al documentario sulla vita di Bryan Johnson, milionario che sta tentando con ogni mezzo e in ogni modo di smettere di invecchiare, dovrei essere muerto già da un bel po’. Su Netflix l’imprenditore spiega infatti che all’aspettativa di vita del proprio Paese vanno tolti tot anni per ogni vizio che si ha, compresi quelli del dormire puoco e male, insomma quando e se capita, e del magnarsi alimenti per nulla salutari alla macchinetta redazionale. Dunque, facendo due calcoli, anche considerando che in Italia noi masculi, mediamente, andiamo all’altro mondo intorno agli ottantuno, avrei dovuto essere in cielo già da ventisette stagioni calcistiche. Tralasciando alcune cattive abitudini che non so se danno un punteggio o no, tipo quella di mangiarmi le unghie e le pellicine delle mani e dei piedi ogni qualvolta mi faccio una doccia o quella di grattarmi e/o strizzarmi la barba per buona parte della giornata (come da foto), faccio il mio conto con quelle più grosse. Fumo un pacchetto di mozzi al giorno (meno dieci), bevo quotidianamente almeno un aperitivo dell’estate e un camparino col bianco (meno dieci), resto in piedi fino a tardi per spararmi filmacci in serie, a volte persino di dubbia moralità (meno dieci), ho un incredibile bisogno di scrivere minchiate appena mi metto al computer (meno dieci), amo eccessivamente e in maniera un po’ sconsiderata (meno dieci), e, soprattutto, la sera alle sei e trentacinque mi pappo tutti gli stuzzichini al salame e zeppi di maionese che ci sono lungo il bancone del Blupuro (meno dieci), cibo gratis di cui, tra l’altro, sono ghiottissimi gli anziani giocatori di carte del locale. Con le varie sottrazioni, nel mio caso si arriva a 21 (81-10-10-10-10-10-10). E invece domani ne compio 48. E pure in discreta forma, privo di grossi acciacchi fisici e dopo aver combattuto e vinto la mia personale battaglia contro un costante e fastidiosissimo dolorino al collo e il successo è merito della mia rinnovata e totale dipendenza dal miracoloso Voltaren al due per cento. Che altro dire che non abbia già detto l’altro giorno Mattia, giovane e bellissimo uomo incontrato dopo l’allenamento alla Fit Active di Curno, “ti avrei dato quindici anni di meno”, probabilmente mentendomi, ma senza sapere di mentire? Che domani, sabato 15 febbraio, offro un biccherino a chi arriva alle 19 al Blupuro per farsi una risata sugli anni che passano, sulle mamme che invecchiano meglio dei padri, sui figli che crescono e sul programma di Bryan Johnson, ascoltandoci a un certo punto, magari per caso, quel verso della Canzone della bambina portoghese, capolavoro del Guccio, che a un certo punto dice “quel vizio che ci ucciderà non sarà fumare o bere, ma il qualcosa che ti porti dentro cioè vivere, vivere e poi e poi vivere”.
Matteo Bonfanti