L’Atalanta esce sconfitta da Bruges, è la prima di Champions in trasferta ma ha molto da recriminare. Vero che è stata messa sotto dalla formazione fiamminga, in grado di creare problemi e difficoltà ai nostri dal primo minuto all’ultimo, però è stata battuta da un rigore assolutamente inventato (braccio largo di Hien su Nilson). Eppure il successo del Bruges è meritato perché ha giocato nettamente meglio e l’Atalanta, nonostante il palo di Zappacosta e il gol fallito da Samardzic, non è stata all’altezza della situazione. De Roon e Ederson in serata no, troppi errori di impostazione e anche alcuni cambi non sono stati perfetti, fuori il migliore Pasalic, dentro un Samardzic ancora una volta estraneo, gol sbagliato a parte. Capita. Adesso i nerazzurri di casa nostra si giocano la qualificazione martedì prossimo a Bergamo.  Stante la situazione dei vari infortunati Gasperini opera solo due variazioni rispetto a domenica scorsa: Bellanova al posto di Cuadrado e Pasalic per Samardzic, Carnesecchi non ancora al meglio sta in panchina, Nicky Hayen invece cambia: in difesa tornano Seys e Ordonez, a centrocampo Jashari, sulla trequarti Talbi e al centro dell’attacco il catalano  Jutgla mentre conferma il modulo 4-2-3-1. L’attesa, ovviamente per l’”enfant dupays” Charles De Ketelaere. Si apre il sipario della partita con la marcia trionfale dell’Aida mentre tutto il popolo fiammingo sventola le bandiere nerazzurre ed è un prologo nefasto per l’Atalanta protagonista di un primo tempo, come si diceva una volta, in “bambola”. Il Bruges è veloce, aggressivo e triangola alla perfezione mentre i nostri sembrano sonnambuli che vagano in campo senza riuscire a trovare gioco, marcature  e azioni. Nel primo quarto d’ora il Bruges si presenta, senza problemi, davanti a a Rui Patricio. Così dopo un paio di occasioni buttate al vento dagli attaccanti fiamminghi al 15’ Jutglà segna il gol del vantaggio: perde un pallone Posch ede è facile per Talbi dare il via all’azione che si conclude gol la rete dell’attaccante spagnolo. In avanti la Dea è totalmente assente, in mezzo al campo De Roon perde tutti i contrasti con Vanaken, Ederson non si vede e Pasalic è senza idee. Quando meno te lo aspetti arriva il pari: combinazione sulla sinistra tra De Ketelaere e Zappacosta, cross e Pasalic di testa spedisce il pallone nell’angolino alla sinistra di Mignolet. Nel secondo tempo è sempre il Bruges a condurre le danze ma l’Atalanta si è svegliata dal torpore ed è in grado di contenere le folate offensive sempre con una certa difficoltà, prima un salvataggio di Djimsiti, poi  DeCuyper sfiora il gol. La Dea comincia e prendere in mano il gioco, il Bruges arretra. Ecco il palo di Zappacosta e poi il gol sbagliato di Samardzic, anche un gran tirodi CDK, Mignolet sventa in angolo. Poi quando sembra finire in pareggio, il patatrac arbitrale. Vince il Bruges.Bruges, di questi tempi, è una città avvolta dal grigiore di una pioggerellina incessante nei canali, sugli acciottolati ben curati, si trova rifugio nelle variopinte cioccolaterie, autentiche boutiques del gusto. Eppure è un antico borgo medievale fascinoso e sorprendente. La capitale delle Fiandre occidentali ha qualche affinità con Bergamo. Per la sua storia: Bruges e le Fiandre che hanno stimolato gli appetiti di re e principi francesi, inglesi e spagnoli, Bergamo quelli della repubblica di Venezia e poi dal dominio austro-ungarico. Nel calcio, invece, un po’ diverse seppur unite dagli stessi colori nerazzurri  e da un motto comune “no sweat, no glory,” senza sudore non si raggiunge la gloria che è un po’ “la maglia sudata sempre”. Quasi. I “Blauw en Zwart” hanno vinto 19 campionati, solo l’acerrimo rivale Anderlecht ha fatto meglio, e nel 1978 sono approdati alla finale di Champions, allora Coppa Campioni, perdendo a Wembley col Liverpool. Da iscrivere in una preistoria calcistica, adesso è l’Atalanta che è onusta di gloria, grazie alla conquista dell’Europa League e quasi dieci anni di successi. Tra l’altro proprio oggi Gian Piero Gasperini è stato insignito del prestigioso Premio Nazionale “Enzo Bearzot”. Un altro significativo alloro.Giacomo Mayer