D’accordo, l’Italia ha meritato di andare a casa, Prandelli è un cretino, Balotelli un eterno immaturo. Però che cavolo di Mondiale è senza gli azzurri? Non c’è più Pirlo che è vecchissimo e che tra quattro anni magari giocherà nell’Orsa Trismoka e quindi la famigerata maledetta se la vedrà solo il nostro corrispondente Nikolas Semperboni quando la squadra bresciana sfiderà la Grumellese che tenta sempre il salto in Serie D (e i giallorossi ai playoff ci arrivano spesso, ma mai oltre). E Immobile? Matteo Sala, 28 reti quest’anno col Brusaporto (almeno 50 l’anno prossimo al Ponteranica) è molto meglio. La porta la vede e mette la palla in rete ogni volta che gli capita tra i piedi. Quindi scordiamoci anche Ciro che a me piaceva un sacco perché con la sua parlata costringeva noi bergamaschi alla canzone che più odiamo: “Italiano, terrone che amo”. E Buffon? Uno che, da bollitissimo, ha pensionato Alena Seredova per Ilaria D’Amico, il portiere che più scarso non si può, ma che numero: la modellina per la giornalistona che ha le tette grossissime e, tra l’altro, in mondovisione. Uno che lo vedo in porta e mi tiro almeno un’ora di pippe: meglio la figona perfetta (90-60-90) o quella che il Cattivo che convive con me (tra le gambe) obbligherebbe a qualsiasi fantasia sessuale? E poi Cassano che ha avuto settecento donne, Cerci che è tanto carino e pare sempre il protagonista della canzone “Confusa e felice” di Carmen Consoli a cui voglio bene, pur ignorando che fine abbia fatto. Quindi Marchisio, Darmian e De Sciglio, i modelli metrosexual di Armani. Ne faremo a meno. Ma che fatica per chi come me alimenta ogni giorno la sua parte omosessuale (uno studio dice che tutti gli uomini sono froci almeno al 10 per cento). Speriamo che Salandra, Bonomi e Bulla finiscano in Nazionale. Sono assai più bellini e il nostro lato gay non ne soffrirebbe.
Di che minchia parleremo ora che Balotelli in Brasile non c’è più? La sua vita è tutta un sogno e anch’io, modesto giornalista, ci posso ricamare. Povero e negro, sfonda nel calcio. A me fa godere perché una volta sì è Pelé, l’altra (quella no) è la brutta figura di Birolini, quello che sta finendo la carriera nella Pradalunghese dopo una decina di stagioni da fenomeno (straordinario a Pedrengo). Ci fosse stato lui, oggi a Natal avremmo pareggiato. Cazzo, figa, porca puttana (che continuo a dire con una certa rabbia da cinque ore). Il Biro uno come Suarez se lo sarebbe mangiato. Altro che morso. Avanti col mister. Ho voluto bene a Prandelli per motivi di famiglia. A casa nostra siamo tutti del Partito Democratico, si è diffusa la voce che lo fosse anche lui, allora l’abbiamo sostenuto. Ma poniamo che quegli asini della Figc avessero messo Mario Astolfi in panchina. Otto parole e avremmo passato il turno: “Spaccategli le gambe quando non vi vede l’arbitro”. Altro che tiki taka. Domani chiamo Abete (che tanto le dimissioni le ritira). Gli do qualche nome. E nel 2018 conquistiamo la quinta Coppa del Mondo.
mercoledì 25 Giugno 2014