Oggi, 16 gennaio, è il compleanno di tre glorie nerazzurre come Giovanni Vavassori, Gian Mario Consonni e Domenico Morfeo. Ma soprattutto del co-chairman Stephen Gerard Pagliuca, 70 candeline da spegnere proprio oggi, dal 19 febbraio 2022 nel Consiglio d’Amministrazione dell’Atalanta dopo l’ingresso a suon di 350 milioni nel capitale azionario. Sotto il suo controllo societario, da acquisitore del 55 per cento della controllante (86 per cento delle azioni al momento dell’acquisto) Dea srl, la sub holding del Gruppo Percassi, oltre alla tranquillità finanziaria, il punto più alto della storia del club, l’Europa League alzata al cielo di Dublino il 22 maggio dell’anno scorso.
Una figura che affianca in organigramma il presidente Antonio Percassi e non ha mai interferito sulla gestione sportiva, lasciata alla famiglia bergamasca nella figura dell’amministratore delegato Luca. In pratica e legalmente, il paisà di Brooklyn ha il controllo delle operazioni “contabili” dal closing ufficiale il 12 aprile di tre anni or sono.
Nato nel borough newyorkese di Brooklyn dalla cantante Janet Woods e dal veterano di guerra Joe, figlio di emigrati abruzzesi, Pagliuca nel CdA ha portato tutti i suoi più stretti collaboratori e partner, il figlio Joseph Case, Luca Bassi e David Benjamin Gross-Loh, mentre la parte “percassiana” è rappresentata da Mario Volpi. Prima di diventare un esponente di punta negli investimenti private equity, il bostoniano d’adozione, comproprietario dei Boston Celtics e comproprietario del fondo Bain Capital, s’è diplomato alla Ridge High School di Bernards Township (New Jersey, dov’è cresciuto) nel 1973, laureandosi a Duke nel 1977 dove ha anche giocato a basket.
Quindi il Master Business Administration ad Harvard nel 1982, iniziando come senior accountant alla Peat Marwick Mitchell & Co. nei Paesi Bassi (oggi KPMG). Raggiunge Bain Capital nel 1989 dopo aver fondato il fondo Information Partners Venture Capital. Nel 2010 ha partecipato senza successo alle elezioni suppletive del senato del Massachussetts per il seggio lasciato vacante da Ted Kennedy. “Uomo della provvidenza” a livello storico e politico-nazionale è un’espressione che lascia un po’ così, ma nel caso del mondo atalantino un grazie e un tanti auguri gli sono sicuramente dovuti. La fierezza e l’orgoglio di campanile non sono tutto: per diventare un brand e una realtà rispettata ai quattro angoli della terra c’è voluto anche lo Zio d’America.
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