Un elogio a 360 gradi dell’Atalanta e del suo mondo. Luciano Spalletti, ct della Nazionale Italiana di calcio, ha dedicato molto spazio ai nerazzurri, al loro modello dentro e fuori dal campo, al Gewiss Stadium come rappresentante ideale del Paese in Europa, al suo allenatore Gian Piero Gasperini e anche, ma non solo, al bomber Mateo Retegui, convocato insieme a Raoul Bellanova in vista del doppio impegno in Nations League contro il Belgio di Charles De Ketelaere e Israele.
Ecco i passi della conferenza stampa al Centro Tecnico Federale di Coverciano in cui il selezionatore azzurro ha parlato del mondo nerazzurri.
Spalletti e l’Atalanta: “Un modello di bel calcio e gestione”
“L’Atalanta è un modello di calcio in generale e di gestione societaria. Gasperini è un allenatore molto stimolante. Sono andato a vederlo un paio di volte. Ho avuto anche la possibilità di andarci a cena insieme, ma ho sempre pagato io, è un amico e l’Atalanta ci sta mettendo a disposizione molti dei suoi calciatori. Siamo contenti, ha un modo di fare calcio molto europeo con giocatori fisici. Ora ha uno stadio capace di rappresentare bene il nostro Paese: si vedono in Champions partite in impianti che non si possono più vedere. Fare gli stadi è una questione sociale. Vedere certe partite in certi stadi fa tristezza e bisogna fare in fretta nel mettersi al passo con i tempi”.
Spalletti e Retegui
“Sono contento quando vedo crescere i calciatori come Mateo Retegui. Aveva già dimostrato di essere un goleador affidabile, ma ormai è un calciatore esperto e forte, anche nella Nazionale, forte. Se arrivano qui dopo dei gol, gli riescono meglio le cose, hanno più fiducia”.
Spalletti e Zaniolo (e gli altri attaccanti “esterni” non convocati)
“Col 3-5-2, rivisitabile come fanno non pochi allenatori in campionato a 3-4-2-1, è chiaro che per gli esterni d’attacco puri c’è un po’ meno spazio di prima. Però Zaccagni ha appena fatto un gol da seconda punta, Chiesa ha già giocato in quel ruolo e anche Zaniolo viene fatto giocare da Gasperini come seconda punta. Un’ala vede il campo e quello che succede, chi sta dentro l’area senza paura di sentirsi un marcatore addosso invece no. Servono più caratteristiche”.