Roma
– Vince ancora la Juve, perde senza recriminazioni l’Atalanta. Un appuntamento fatale, quasi una maledizione che continua a perpetuarsi negli anni ma stavolta la sconfitta non ha attenuanti perché i nerazzurri hanno disputato una partita sporca, brutta e, a tratti, cattiva. Tanto per dire non è stata la solita Atalanta, nemmeno cugina di quella che ha strapazzato la Roma. Hanno pronosticato l’Atalanta come favorita. Invece una certa tremarella, un’evidente fatica che hanno permesso alla Juventus di vincere, seppur con un solo gol di vantaggio. Ma questo modo di concepire i successi fa parte del Dna bianconero. Del resto, si sapeva già da tempo, che la conquista della Coppa Italia era uno degli obiettivi di questa fase finale della stagione bianconera. Ribadito e sottolineato da Allegri che nei minuti finali ha fatto lo strip tease, togliendosi giacca e sbottonandosi la camicia perché Maresca allungava i tempi di recupero. Ha dato proprio fuori, come si dice in gergo. Un brutto episodio. Per l’Atalanta l’ennesima amarezza e, almeno stasera, l’incapacità di riuscire a fare il salto di qualità. Una squadra che ha subito gli avversari, subito in svantaggio, dopo solo quattro minuti, per opera di Vlahovic dopo una svista di Djimsiti, e non è più riuscita a ribaltare il risultato. Troppi duelli persi, troppa lentezza a centrocampo e scarsa lucidità e capacità di cambiare passo nell’area di Perin. Fattori che hanno dato agio alla Juve che si è difesa con ordine soprattutto nel primo tempo. Nel secondo nerazzurri più vivaci, solo un palo di Lookman. Nient’altro . Ovviamente non finisce qui perché Dublino aspetta la Dea, a patto che entri in campo convinta, evitando di patire un certo complesso di inferiorità. Perché nei novantasei e più minuti la Dea proprio questo ha palesato. Amen. La stagione è ricca e le soddisfazioni non mancheranno. Scenografia da Super Bowl, si fa per dire, e la solita mania di esterofilia. Perché “The show is about te begin” e non “Che lo spettacolo cominci”. Boh. L’inno di Mameli cantato da Al Bano subissato dal fragore delle due curve, una peggio dell’altra. Le formazioni. Una sola variante, obbligata, da parte di Gasperini con Lookman al posto dello squalificato Scamacca, Scalvini ancora in panca, Allegri recupera Danilo e manda in campo Nicolussi Caviglia in sostituzione dello squalificato Locatelli, a sinistra c’è Iling-Junior e non Kostic. E’ subito Juve che dopo solo quattro minuti va in gol: nella metà campo atalantina McKennie appoggia a Cambiaso e pronto lancio per Vlahovic che sfrutta l’incertezza di Djimsiti che non sale e fulmina Carnesecchi. Una partenza ad handicap come una corsa al galoppo che costa caro. Gli atalantini sembrano bloccati e quasi impauriti. Spesso in ritardo nei duelli con la Juve che mette in campo una maggior prestanza fisica, ed è tutto dire. Poi in mezzo al campo Ederson è l’unico che riesce a tamponare mentre Pasalic è preso d’infilata concedendo l’uomo in più nella dell’offensiva bianconera e l’asse di sinistra (De Roon-Ruggeri ) balbetta. L’Atalanta è lenta e prevedibile nel proporre la sua linea d’attacco, per la Juve è facile chiudere i varchi al limite della sua area tant’è vero che Perin non ha mai corso pericoli. Gasperini corre ai ripari: subito fuori De Ketelaere, dentro Touré. Dopo lo splendore di domenica, una serata a dir poco sbiadita da parte del belga. L’Atalanta dà l’impressione di essere più propositiva, la Juve si copre senza affanno, la difesa è blindata e gli attacchi dei nerazzurri sono sporchi. Manca lo spunto decisivo, il lampo che incendi il gioco offensivo. Altri cambi: Miranchuk per Pasalic, prova opaca la sua, Hateboer per Zappacosta, anch’egli poco incisivo, e Scalvini per Hien, ammonito. Koopmeiners torna in mediana ma non succede nulla. Sì, si nota un colpo di testa proprio di Koop su cross di Djimsiti. Ma ci vuol altro per perforare la difesa bianconera. La Juve risponde in contropiede e va al raddoppio con Vlahovic, gol annullato per fuorigioco. Nell’ennesimo contropiede juventino, s’infortuna De Roon in fase di recupero e viene sostituito da Toloi. Intanto tutti i palloni sono per Lookman che cerca il varco. Solo una volta ci riesce quando colpisce il palo. Non basta. Gli juventini perdono tempo a più non posso, l’Atalanta cerca assalti ciechi. Niente da fare. Addio sogni di gloria. Per ora. Nel pomeriggio sotto un cielo di scirocco, umido e appiccicoso, la Città Eterna è stata invasa da atalantini, tutti bergamaschi anche quelli d’adozione, e da juventini, provenienti dalla penisola. Il traffico del centro è caotico, trasporti pubblici a passo d’uomo, turisti in tenuta estiva, da luglio pieno, e il senso di indeterminatezza che aleggia, da sempre, su Roma. E’ la storia che racconta: dai tempi di Augusto, e via via il sacco dei lanzichenecchi, la lunga era papalina, Mussolini, fino alla Dolce Vita. E finiamola qui.
Giacomo Mayer