Atalanta – Juventus 0-1 (0-1)ATALANTA (3-4-2-1):
Carnesecchi 6; Djimsiti 5,5, Hien 5,5 (14′ st Scalvini 6,5), De Roon (cap.) 6 (20′ st Toloi 6); Zappacosta 5,5 (14′ st Hateboer 6), Pašalić 6 (14′ st Miranchuk 6), Éderson 7, Ruggeri 6,5; Koopmeiners 5,5, De Ketelaere 5 (1′ st Touré 6); Lookman 7. A disp.: 1 Musso, 31 Rossi; 43 Bonfanti, 20 Bakker, 25 Adopo. All.: Gian Piero Gasperini 6.
JUVENTUS (3-5-2): Perin sv; Gatti 6,5, Bremer 7,5, Danilo (cap.) 6,5; Cambiaso 7 (36′ st Weah sv), McKennie 6,5, Nicolussi Caviglia 6 (17′ st Miretti 6), Rabiot 6,5, Iling-Junior 5,5; Vlahovic 7 (36′ st Milik sv), Chiesa 6 (24′ st Yildiz 6,5). A disp.: 1 Szczesny, 23 Pinsoglio; 24 Rugani, 33 Djalò, 12 Alex Sandro, 26 Alcaraz, 11 Kostic, 18 Kean. All.: Massimiliano Allegri 6,5.
Arbitro: Maresca di Napoli 5 (Bindoni di Venezia, Tegoni di Milano; IV Mariani di Aprilia. V.A.R. Marini di Roma 1, A.V.A.R. Di Paolo di Avezzano).
RETE: 4′ pt Vlahovic (J).
Note: serata calda, spettatori 66.854 per un incasso 4 milioni e mezzo di euro. Ammoniti Hien e Djimsiti per gioco scorretto, Vlahovic e Toloi per proteste, Bremer per perdita di tempo. Espulso Allegri (all. J.) per proteste al 50′ st. Occasioni da gol 9-6, tiri totali 13-9, parati 0-1, respinti/deviati 8-3, legni 1-1. Var: 4 (goal check-offside, penalty check Hien-Vlahovic, goal check-offside Vlahovic, penalty-offside Djimsiti-Milik). Corner 2-2, recupero 2′ e 6′.
Roma – Hai voglia a dire che non c’era Scamacca, se sei sotto tono. La corsa con l’uomo aggrappato per il vantaggio sotto la traversa, la spizzata di mezza tempia con lo stesso compagno a servirgliela battendo sul tempo il vecchio Toloi, entrato per forza maggiore, annullata per fuorigioco. La decide comunque Dusan Vlahovic e, non tirando in porta, i rimpianti qualche sponda per non esondare nel Tevere ce l’hanno, a dispetto di una maggiore pericolosità di chi ha perso. Nemmeno stavolta l’Atalanta, di fronte a una Juventus cinica ed estremamente solida, riesce a far sua la Coppa Italia al terzo assalto gasperiniano e al sesto totale. L’unico trofeo in bacheca del ’63 rimane senza parenti e Dublino 2024 equivarrà a un riscatto: con un piede e mezzo in Champions, vincere l’Europa League col Bayer Leverkusen avrebbe un sapore oltre l’impresa. Ma come nel 2019 al cospetto della Lazio, più che il 2021 contro lo stesso ostacolo, la squadra non è affatto parsa al meglio, in palla, determinata al punto giusto tranne in Lookman che non ha visto lo specchio lo stesso, fermo al palo in senso letterale, non è stata sufficiente nemmeno la moviola nettamente a favore, col forte sospetto di un regalone nella ripresa.
Il serbo resiste al ritorno di Hien, che gli si aggrappa dopo che Djimsiti l’ha tenuto in gioco senza salire sul filtrante mancino di CambiAso in asse con Bremer e McKennie, mentre Chiesa è relegato nel ruolo di sottopunta che arretra a lavorare palloni. Il rischio di uno-due entro la doppia cifra di lancette è scongiurato soltanto dalla mira di Gatti, che se la ritrova troppo addosso sulla fronte lungo lo schema dalla bandierina sinistra di Nicolussi Caviglia spondato dall’americano.
La squadra di Gasperini, che vira al tridente effettivo con De Ketelaere in mezzo agli altri due attacca soprattutto da mancina e la difesa bianconera deve restare sul pezzo per arginare Lookman, partito da terminale unica. Scollinato il decimo, infatti, si rivede la Bergamo del pallone, col nigeriano – poco prima murato da Danilo sllu svarione del fresco uomo assist avversario – lanciato da Ederson in area ma stretto fra Gatti e il perno brasiliano, che azzecca il 13 chiudendo anche Pasalic, inseritosi sul tocco il di lui connazionale Danilo senza dimostrare il rituale tempismo.
Madama molto sorniona e piuttosto ficcante, benché a intermittenza: a due tocchetti dal ventesimo il figlio d’arte suggerisce a rimorchio corto per Rabiot che se la allunga agevolando la presa di Carnesecchi. Nerazzurri comunque dalle ben poche idee e chiusi molto meglio rispetto al solito, perché Allegri non è di quelli che si vergognano ad abbassare il baricentro come una pericolante. Se i pochi varchi aperti non vengono puntati a dovere, poi, addio. Vedi lo stesso ‘Mola, che assistito dal jolly croato (scambiatosi anche lui di posizione in mediana) non trova di meglio dei piedi del capitano altrui (26’), e a una dozzina dalla pausa CDK che nonostante il rimpallo favorevole tra RoboKoop e Danilo calcia alto appena dentro i 16 metri sul ritorno di Bremer in scivolata. Errore non punito da Cambiaso, vanamente inseguito da De Roon (39′) per il sinistraccio nella curva dei tifosi atalantini, e lo sciupio continua anche sul versante gasperiniano con SuperMario, in spaccata di controbalzo nata dalla respinta area di Bremer sul cross di Djimsiti invitato da Zappacosta: stavolta in traiettoria c’è Gatti.
Al rientro dal tunnel pochi si sorprendono della staffetta dell’esangue fiammingo con Touré che in un minuto si conquista il fallo di Bremer sulla trequarti avanzata. Koopmeiners allarga lo schema per Ruggeri che crossa di destro nel nulla o quasi. Seguono il gran recupero in orizzontale di Djimsiti su Chiesa, pescato da Vlahovic dalla sua metà campo, il traversone dello zognese che Zappacosta, preso in controptempo, impatta male di piede sul mancato intervento di Iling-Junor e soprattutto la chance per l’attaccante che guarda la porta, al sesto, infilatosi tra i due terzi di sinistra della retroguardia altrui: chi sbaglia ad allontanarla di destra, chi gli devia il destro dalla lunetta abbastanza per scongiurare il pareggio.
Poteva essere francamente rigore per il centravanti juventino alle soglie del decimo, quando si sbraccia con lo svedese che poi lo manda fuori campo, per sorvammercato toccandolo di ginocchio destro sul retro del sinistro, con una spinta vigorosissima sul rilancio di Rabiot. Al 12′, l’occasione accarezzata da Djimsiti sulla fronte imprecisa di Koopmeiners scatena l’ira da mini-rissa di Danilo contro l’albanese, reo di non aver buttato la palla in fallo laterale con Iling a terra.
Dalla panchina si alzano allora Scalvini-Hateboer-Miranchuk per Hien-Zappacosta-Pasalic. Il primo, che consente a De Roon di riposizionarsi a metà del guado, suggerisce per El Bilal, prontamente giratosi per la respinta di Bremer che la impenna per il secondo angolo bergamasco (18′).
Avrebbe potuto essere sanguinosa la ripartenza tra i due attaccanti allegriani, ma alla Dea bene non fa di sicuro perché l’uomo con la fascia al braccio nello stoppare il match winner ha la peggio e deve lasciare spazio all’italobrasiliano. Inerte sulla craniata del possibile bis ricacciato in gola al mattatore in black & white dalla sala VAR sulla grande intuizione a rientrare di Cambiaso. Al 72′ sarebbe stato il colpo di grazia, fuorigioco davvero millimetrico, e pure una beffa dopo il rigore in mischia alzato da Miranchuk su tracciante dal lato corto di Ruggeri. La base del palo nega a ‘Mola, rientrato sul destro all’intersezione della lunetta, un pareggio che sarebbe meritatissimo all’ottantesimo, sull’asse del recuperante Ederson con Koopmeiners e Ruggeri.
Il conto dei legni torna in parità al 38′ con Miretti che colpisce vicino all’incrocio con un diagonale da erba a cielo davanti al vertice dell’area piccola. A metà recupero Ederson cozza sui guantoni di Perin, ennesima seconda palla sull’onda lunga della punizione a due col russo dalla trequarti destra mal rinviata due volte, ma l’azione non sarebbe stata valida per un fallo di non si sa chi su Danilo. Allegri festeggia il rosso per proteste con un accenno di spogliarello prima di imboccare il tunnel, l’Atalanta non era affatto al meglio e a questo punto in campionato il turnover ha l’obbligo di essere totale. Per Marten de Roon, infine, risentimento muscolare al flessore sinistro.