Ieri mattina mi sono alzato presto, ho fatto colazione e ho camminato lungo le strade del centro. Sono arrivato in ufficio che erano già passate le dieci, ho preso un foglio bianco dalla stampante e l’ho diviso in due. Da una parte ho fatto l’elenco delle dieci cose che voglio che ci siano nella mia vita, con la mia biro bic ne ho scritte due nuove di zecca, altrettante che ho ancora voglia di frequentare e sei che voglio rimettermi a fare. Se gli inconsci continuano a cercarsi, due persone s’incontrano, lo fanno tra i pensieri, magari all’ora di punta, lo dice ogni volta il mio psicologo, Ze Ze, che ne ha vissute tante e poi anch’io sento che è così, almeno con te, da sempre, a mesi alterni. Anche lontano lontano, vivendo i versi della canzone di Luigi Tenco ascoltati quella notte di fronte alla vecchia soffitta vicino al mare, so che sai tutto di me. Sai che Vinicio mi ha convinto a rimettermi in forma, portandomi in palestra con lui per stare vicini vicini appena dopo pranzo. Sai che ho ritirato fuori la mia bicicletta, arrendendomi finalmente al fatto che una macchina non la so e non la saprò mai guidare. Sai che ho ripreso a mangiarmi le unghie, a scrivere canzoni, a ballare sotto la pioggia, a far casino in redazione, a recitare nel sole, ad andare allo stadio per vedere il Milan le sere che non devo lavorare, a partire da Orio inseguendo la scia di un aereo, a dare un bacio ai miei ragazzi prima che vadano a dormire. Ancora il foglio bianco, ma questa volta con quello che ho deciso di lasciare andare, la giornaliera malinconia dei negroni in serie al Blu Puro, che, va beh, certe notti è pure meravigliosa, viola e da baciare, da trattenere e da conservare, ma non può essere il mio solo appuntamento quotidiano, poi trovarmi addosso chi non mi ama, cominciando finalmente a dire qualche no, quindi i miei sabati neri sul divano a fumare una sigaretta dopo l’altra guardando chi si accoppa su Netflix, piuttosto uscire, prendere e andare, battere e levare, affidandomi alla gente, che nel bene o nel male nasconde tra le tasche una manciata di biglie e un sacco di sorprese. Né da una parte né dall’altra ho messo il tuo nome. Ma gli inconsci s’incontrano e tu sai benissimo dove sei. Non in un foglio. Nel mio cuore.
Matteo Bonfanti
Nella foto: abbastanza distrutto dopo la prima seduta in palestra con Vinicio, mio figlio