Spettacolo sulle strade del Giro di Lombardia vinto a mani basse da Tadej Pogacar, fenomenale campione sloveno. “Vederlo scattare a pochi metri di distanza da te è un’emozione unica, indescrivibile”. “Eh sì, ma ti ricordi quando aspettavamo le volate di Pozzato? Che tempi e che meraviglia quella Milano Sanremo del 2006”. La nostra giornata da sogno inizia qui. Perché sia da sogno lo capiremo solo alla fine. Siamo in Colle Aperto, la posizione più strategica. Il leader e favorito della Uae Emirates ci sfreccia davanti, è solo, gara praticamente in cassaforte. Gli inseguitori sono spacciati. Scendiamo allora subito in città bassa, che magari riusciamo anche a vederci la premiazione. Un replay dell’arrivo dai nostri smartphone, Pogacar è troppo veloce, non l’avremmo raggiunto nemmeno in taxi. Dominante. A braccia alzate sul traguardo di Porta Nuova. Il Lombardia è uno spettacolo vero, con i più grandi ciclisti al mondo a contendersi la vittoria nella magica cornice di Bergamo Alta. Moltissimi tifosi, principalmente bergamaschi ed italiani, ma anche tantissimi stranieri, assiepati ai bordi delle Mura e su alcuni dei punti di osservazione più belli come le Piscine del Seminarino o anche la mitica ‘montagnetta’ in cima a Porta Garibaldi. Un quadro meraviglioso, un tifo puro e unico, passione e amore per uno sport mitico che a Bergamo è sempre di casa. La premiazione ci è sfuggita, come Pogacar del resto. Nemmeno il nostro passo olimpionico sotto un sole estivo ha fatto il miracolo. La Rai ha già spento le telecamere. Le transenne sono già caricate sui mezzi per la prossima gara. Un pizzico di amarezza prende il sopravvento. Ci immettiamo nella via con i pullman delle squadre. Magari lo vediamo lì, per una foto da lontano o per un selfie rubato che varrebbe la gloria eterna. Niente, si fa attendere troppo e le ore passano in fretta. “Dai che magari adesso torniamo verso casa e incontriamo Pozzato”. Per chi non l’avesse ancora capito, era il nostro idolo sulle due ruote da ragazzini. Possibilità di riuscita: una su un milione. In lontananza un capello biondo che ci ricorda vagamente lui, ma ci sembra tutto surreale. Ci avviciniamo, sempre di più. Ha gli occhiali da sole scuri. Eppure è identico. Siamo ad un metro ed ecco la domanda del secolo: “Scusi, lei è Filippo Pozzato vero?”. “Sì, certo”. I sogni si avverano, adesso ne abbiamo le prove. “Possiamo scattare un selfie insieme?” “Certo, ci mancherebbe”. Ci abbraccia e la foto è fatta. Gli diamo del tu. Lui del 1981, noi del 1982, l’anno dell’Italia Campione del Mondo quindi nati sotto il segno di Pablito. La nostra giornata è nella storia. Tutto vero. Abbiamo stretto la mano al nostro idolo e siamo felici come bambini. Pogacar ci scuserà. Noi l’abbiamo fatto con lui per non averci aspettato all’arrivo. Evviva il Lombardia, evviva Bergamo, evviva il ciclismo, evviva Pippo Pozzato!
I nostri inviati Filippo Grossi e Norman Setti
In basso il selfie con Filippo Pozzato e altre foto dalla corsa