C’eravate ed era quando attacca la notte, c’eravate ed era l’altro ieri, per caso vestiti uguali a me, al Vesuvio, il ristorante in fondo al borgo, affamati e pieni zeppi di racconti, di conchiglie prese in prestito dalla riva del nostro lago e di sassi raccolti dal fondo di chissà quale piscina comunale. E c’erano le stelle intorno, messe da dio appena sopra di noi per cantarci in sottofondo “giro girotondo casca il mondo, casca la terra, tutti giù per terra”. Vinicio e Zeno, figli miei, ci sto provando con queste mie parole nuove anche se so che non vi ringrazierò mai abbastanza per questa cosa unica che fate, farmi sentire ogni volta parte del vostro meraviglioso progetto rivoluzionario. Non è il mio alla vostra età, quello del “popolo che può liberare se stesso dalle sue gabbie di animali elettrodomestici”, persino c’entra poco “il libretto delle guardie rosse” scritto tanti anni fa in Cina, l’idea che mi proponete è molto meglio, è di viverla sempre e solo col sorriso. Sorridete quando mi raccontate di More, di Diego, di Andre, di Salcu e di Malik, i vostri amici, che chiamiamo per chiedergli di raggiungerci al volo, sorridete entusiasti di quel che resta del giorno, sorridete alla mamma, sorridete a me, sorridete alla nonna e al nonno, sorridete ai vostri professori, al Bianchi soprattutto, dolcemente, facendo entrare nel cuore chiunque vi venga a bussare alla porta dell’anima. Io e vostra madre abbiamo dato il meglio di noi per tirarvi su bene bene, almeno che foste forti e buoni quanto Shrek e talentuosi come Saetta contro Chick nell’ultima gara del torneo, resta che non pensavo a un risultato tanto eccezionale. Ho avuto solo guai da quando sono nato e tutt’ora nel mio articolo migliore c’è sempre una riga che suona male male, se gioco a pallone dannandomi l’anima, mi succede di esagerare e di andare a botte con Zio Ferdinand, al liceo andavo un giorno sì e l’altro pure a lezioni di matematica, prendendo immancabilmente dal tre al quattro. Voi due, pistolotti, ai miei occhi siete invece le mie due opere perfette. Intanto siete bellissimi, alti e in forma, aperti e liberi, altruisti, senza pregiudizi di alcun tipo e privi di rancori, simpatici e autoironici, generosi, casinisti e chiacchieroni, ora persino bravi a scuola. E poi gli abbracci che mi date, avvinghiati due volte, all’inizio e alla fine, quasi ci fosse un arbitro col suo fischietto, al primo minuto e al novantesimo, in questo nostro gioco che è l’amore, le nostre serate senza respiro, bagnate dalla spiaggia delle vostre frasi, che mi rinfrescano, che non mi fanno mai sentire il caldo che fa sudare il freddo dell’aria condizionata. Con voi due io sto tre metri sopra il cielo, con voi è la fortuna, che ci sono altri genitori che con i propri ragazzi manco possono parlare, fiero e illuminato, complice di un meraviglioso progetto rivoluzionario.
Ps – Solo piantiamola con le foto da modelli che fate, seri seri e col labbrino in evidenza, le uniche volte che non mi sorridete.
Matteo Bonfanti