“Dopo 7 anni può esserci un momento in cui chiedersi: come la pensiamo su tutto? La società ha fatto investimenti importantissimi spendendo cifre enormi. Alcuni giocatori sono stati valorizzati, altri no: se li metto in panchina, diventa un problema. I dirigenti sono correttissimi, ma sono aspetti in cui non voglio cadere, come non voglio che mi sia data la colpa se Malinovskyi va via”.
Nella sua ultima conferenza stampa stagionale Gian Piero Gasperini parte dal futuro dietro l’angolo.
Dal faccia a faccia in programma già lunedì con la società per fare chiarezza su mercato e obiettivi stagionali.
“L’anno prossimo ci sarà una competizione durissima come l’Europa League e l’Atalanta ci arriverà da testa di serie. E anche il campionato sarà durissimo. Anche il mercato sarà più difficile. Io ho delle sensazioni, che sono le mie, e devono combaciare altrimenti per un allenatore è tutto difficile: io quest’anno non vedevo una squadra da Europa League e c’è stata un’esasperazione eccessiva su ogni risultato, se vincevamo sembrava scontato e se perdevamo erano polemiche e io questo clima avrei voluto che fosse affrontato”.
Si riparte da un quinto posto e da una qualificazione alla prossima Europa League.
E dall’applausometro del Gewiss Stadium, che ha invocato la permanenza di Gasp a Bergamo.
“L’affetto della gente mi riempie di felicità ed è una cosa che pesa moltissimo. Io con tutta la società ho un grandissimo rapporto. Non è da tutti avere ricevuto l’affetto che ho ricevuto a Bergamo ma questo mi carica di aspettative che io non voglio tradire. Bergamo è una città piccola e non può avere i numeri delle grandi piazze, ma ha una grande compattezza di tutto l’ambiente, una compattezza tra squadra, società e tifosi che va difesa, perché se si rompe questa compattezza l’Atalanta si indebolisce”, ha concluso Gasp.
Rimandando così ogni annuncio sul suo futuro alla nuova settimana già iniziata pochi minuti dopo il fischio finale contro il Monza.
Fabrizio Carcano