Tra i protagonisti della pedata passati dalle sue sapienti mani, Federico Dimarco, il miglior esternk mancino d’Italia. Tra gli allenatori che ha allevato sul campo e stanno attigendo alle vette della professione ce n’è uno che fu protagonista da difensore del doppio salto fino alla C1 della Tritium a cavallo degli anni dieci del ventunesimo secolo, Alessio Dionisi, ora alla guida del Sassuolo. Ma Stefano Vecchi, precedentemente a un passo dal portare tra i professionisti la Colognese del compianto super presidente Cavalleri, l’impresa da guru della panchina doveva ancora centrarla. L’appuntamento con la storia si è fatto attendere fino alla vigilia di Pasqua, ma adesso può essere la rampa di lancio per farsi desiderare di nuovo al piano di sopra, dov’era stato per sei partite, compresa quella in Europa League col Southampton, tra novembre 2016 e maggio 2017, traghettatore del post De Boer e del post Pioli nell‘Inter della rumba dei mister. Mica uno scherzo, portare la FeralpiSalò in serie B al secondo tentativo personale.
L’uomo di punta dei maestri di pallone di casa nostra, perché uno più performante e con le esperienze più variegate delle sue tra i bergamaschi che danno ordini dall’area tecnica attualmente attivi non esiste, ce l’ha fatta ad anni di distanza dal misterioso esonero dal Carpi nella primavera del 2014, a cavallo dei suoi due cicli col Südtirol. 39 punti in 29 partite, la cacciata e la sostituzione con Bepi Pillon, piazzatosi dodicesimo in attesa che il subentrato estivo Fabrizio Castori centrasse la promozione in massima serie, un inedito da quelle parti sostanzialmente negato al mapellese che aveva iniziato trentaquattrenne il mestiere trascinando in Eccellenza la società del suo paese. Un obiettivo che avrebbe centrato lui, se fosse rimasto. Non si è mai capito cosa fosse frullato nella testa a Cristiano Giuntoli, futuro artefice del grande Napoli che oggi ammiriamo tutti.
Aggiungendoci la Spal in terza serie lasciata retrocessa nella allora C2 e fallita prima di ripartire dai dilettanti e diventare un progetto grazie ala big fusion con la Giacomense dei Colombarini, più una brevissima parentesi cadetta al Venezia nel 2018, resta da illustrare la fama di Vecchi come levatrice di talenti in erba. Sempre nel nerazzurro meneghino che era stato suo da baby mediano in uscita dalle giovanili del Ponte San Pietro, ovviamente. Agli ordini di Roberto Samaden, prossimo responsabile del settore giovanile dell’Atalanta, quattro stagioni nella Primavera con due Viareggio, altrettanti scudetti come il suo da giocatore nel 1989, una Coppa Italia e una supercoppa.
Una gavetta e un andirivieni tra dilettanti, pro e vivaio da far perdere la bussola a chiunque, ma non a lui, durezza e pragmatismo tutti bergamaschi, difesa a quattro fissa e davanti vediamo chi c’è e cosa sa fare, ma anche passionalità emiliana derivante dal passato da calciatore in quella terra vocata al calcio ruspante e al saper vivere. Oltrepò, Spezia, Arezzo, Fiorenzuola, Brescello, Spal, Pavia e Pergocrema appendendo le scarpe al chiodo a quota 33 per iniziare subito ad allenare, cosa che gli riesce benone e con grandi risultati.
Perché a nessun altro verrebbe in mente di accettare e vincere una sfida guidando un mix di vecchie volpi (Siligardi, Guerra, in difesa Di Gennaro), prestiti o definitivi in uscita dai vivai più disparati (Bergonzi, terzino destro atalantino; Zennaro, centrocampista del Genoa, Hergheligiu ex Dea, Di Molfetta punta ex Milan) e centrattacco da 5 gol come Pittarello. Uno così merita una chance al massimo livello. E se i Percassi, previo assenso dei Pagliuca, sdegliessero lui, prossimo cinquantaduenne dall’impresa sempre in canna pronta a essere sparata di botto, come successore del Gasp quando quest’ultimo non ne avrà più voglia?
Simone Fornoni