ZINGONIA –

Due ko di fila, uguale qualche posizione di classifica di troppo persa per strada. Fine dei sogni? Nemmeno per idea, a sentire Stefano Colantuono: “Non è cambiato niente, i giochi sono ancora aperti. E ora diamoci dentro, anche perché le partite che rimangono più impresse nell’immaginario collettivo sono sempre le ultime. Di quello che hai fatto o non hai fatto prima non importa a nessuno”.
Stritolare la coppia Verona-Genoa, tra la vigilia di Pasqua e il 27 aprile, diventa insomma il must per non gettare alle ortiche le fatiche di tutta una stagione: “Attenzione, non è che l’Atalanta debba giocare contro nessuno. Sono alla nostra portata, ma ben attrezzate. Dobbiamo sfruttare il fattore campo”. L’uomo sulla tolda di comando ha solo qualche cruccio sulla ciurma, alle prese con gli acciacchi di primavera: “Stendardo non ci sarà, Lucchini è più no che sì. Baselli è reduce da qualche fastidio al ginocchio, ma ha più chance di settimana scorsa. Il problema di Moralez, invece, è la condizione, visto che è stato fuori un po’. Carmona è abile e arruolato”. Tradotto in parole povere, difesa da rivoluzionare – Benalouane in mezzo, Raimondi in vantaggio su Nica e Bellini come esterno basso a destra – e probabile conferma in avanti per la coppia De Luca-Denis: “Sciolgo la riserva solo allo stadio, qualcosina da cambiare c’è di sicuro”, ammicca il Cola. Come dirimpettaio, l’allenatore di Anzio si ritroverà davanti un ex di lusso (insieme a Donati e allo squalificato Sala) che gli somiglia parecchio: “Sediamo da quattro anni sulla stessa panchina, cosa più unica che rara in Italia. Dove la pazienza non esiste: ci sono esoneri a non finire, magari alla prima sconfitta, ma sui giornali si legge che dopo un po’ i cicli finiscono e i tecnici dovrebbero togliere il disturbo. Non ci si rende conto che i risultati migliori si conseguono solo potendo lavorare a lungo in una piazza: la stabilità, per chi fa questo mestiere, è un alleato prezioso”. Poco importa se i gialloblù a pari punti sembrano aver perso smalto oltre il giro di boa: “In estate né l’Hellas né noi eravamo accreditati di una possibile rincorsa all’Europa. Il percorso è stato quasi identico: loro sono partiti a tavoletta mollando nel girone di ritorno, noi siamo stati il diesel della situazione. Tecnicamente si tratta di un avversario di assoluto valore: Toni è eccezionale a dispetto dell’età, Iturbe è un esterno d’attacco all’avanguardia, Romulo giocando in mezzo è stato addirittura convocato in Nazionale. 46 punti non sono frutto del caso”.
Centrare il bottino pieno significherebbe anche fare giustizia dei torti arbitrali subìti all’andata, ma lungi dal volersi attaccare agli alibi Colantuono recita il mea culpa: “Eravamo avanti e perdemmo per due errori nel finale. Sbagliammo la marcatura sul calcio d’angolo e anche la posizione difensiva sul rigore, che poi rigore non era perché fuori area”. Al di là dei gol di Gomez e Jorginho da vendicare, nei corridoi di Zingonia si respira il dovere morale di far tabula rasa dei recenti scivoloni: “Francamente non ci aspettavamo le difficoltà incontrate con il Sassuolo, mentre da Roma in questo momento sarebbe stato quasi impossibile uscire con qualcosa di buono. Anche se avremmo potuto fare di più. Dopo due sconfitte è scorretto dire che abbiamo mollato. I risultati sono figli di molte cose: della condizione, dei risvolti psicologici, delle nostre mancanze. Mesi fa, però, sbagliavamo lo stesso ma dovevamo pensare a tutt’altro che alle coppe. Se sei nei quartieri alti, i tonfi fanno più chiasso”. Chiosa di rito sulla sorpresina nell’uovo: “Perché limitarsi a una soltanto? Una vittoria per l’Atalanta, serenità e pace per tutti”.
S.F.