Sovere

– In Bergamasca i cantieri sono figli della cultura materiale del territorio, ma alla fin fine ci piacciono perché ne nascono case. Così come dal nostro agire quotidiano nascono storie, spesso bellissime eppure sottotraccia finché non si aprono brecce nell’epidermide della diffidenza per lasciare scoperte le emozioni allo stato brado. Le 99 storie più 1 dhe riguardano un personaggio che è in realtà vuole essere una persona e basta, magari un po’ speciale e irrituale, cento testimonianze per chi nell’aprile scorso ha raggiunto quota 50 con l’anagrafe. Una biografia in cantiere da allora e adesso prossima alle stampe, ma senza l’auto davanti, perché di Beppe Rota, collezionista di maglie da calcio oltre quota tremila e d’incontro con foto ricordo e autografi di vip fino a Papa Francesco, parleranno, anzi l’hanno già fatto, scrivendo qualche riga ciascuno nero su bianco, proprio tutti i grandi protagonisti del pallone avvicinati con simpatia e passione in tutti questi anni.

Il videomaker e cameraman di Sovere, nel bel mezzo di servizi e produzioni televisive, tra cui il famoso programma “Dillo a Beppe” su TeleBoario, nel suo studio ha spesso ospitato in tutti questi anni eventi a tema ospitando calciatori e addetti ai lavori, figurine vogliose di staccarsi dall’album per raccontare in carne e ossa storie di sport e soprattutto di vita vissuta. Come Francesco Acerbi, abbastanza forte da rivelare, ormai guarito a passato dal Milan al Sassuolo, nel maggio del 2014, di aver superato lo scoglio del tumore ai testicoli grazie all’amore dei tifosi e per il pallone. Chi avrebbe mai pensato che Ace, dal Basso Milanese, fan rossonero, sarebbe finito trentaquattrenne all’Inter dopo la gloria laziale?

Adesso, invece, dopo aver fatto conoscere gli assi e gli idoli di tutti noi è arrivata l’ora di raccontare lui, Beppe, uno pronto a scendere dalla sua valle per filmare la presentazione della maglia dell’AlbinoLeffe, come del resto aveva fatto con tutte le precedenti firmate Acerbis. Uno che due edizioni fa è finito anche a Sanremo. Uno che tre anni prima aveva chiesto e ottenuto dal Sommo Pontefice l’autografo sulla maglia del Papu Gomez, già giocatore del San Lorenzo quando aveva il Cholo Simeone in panchina, El Cuervo per tutti i bonaerensi, il club tifato dal tifoso Jorge Mario Bergoglio. E, ancora, uno che confeziona il personalissimo calendario facendolo tenere a battesimo, senza le grandi muraglie e le isterie da campanile, per il 2016, dal mister bresciano Gigi Maifredi, quello del calcio champagne dalle bollicine assicurate nell’Orceana e nel Bologna di Gino Corioni. Come dimenticare le serate da di tutto e di più, con Enock Barwuah (ai tempi dell’Uesse Sarnico) fratello di Mario Balotelli e Marcello Torre Calabria del Grande Fratello, decine di intervenuti in pieno inverno, roba da caldo cubano senza bisogno di accendere il riscaldamente, misura anti-putiniana tanto in voga oggi?

Ci hanno pensato in tanti, a farci sapere chi è Beppe Rota, figlio del compianto Enzo e di Francesca che lo accompagna ovunque nelle sue scorribande professionali, al netto della prefazione vergata dal super telecronista Bruno Pizzul che ha accompagnato molti di noi dall’infanzia all’età matura: dagli Eroi del Mundial spagnolo vinto nell’Ottantadue ai nerazzurri soprattutto degli anni ottanta, tra cui Marino Magrin. “Ho ancora con me il ricordo dell’incontro con Pablito Rossi, poi prematuramente scomparso. Nel libro c’è anche lui, non sono ancora convinto al 100 per cento della copertina e forse nemmeno del titolo, ma manca davvero pochissimo – ci fa sapere Beppe -. Semplicemente ho chiesto a tutti questi grandi amici che mi sono fatto e ho coltivato grazie alla collezione di maglie di scrivere un contributo, un pensiero che potesse definire quello che sono e come mi vedono. Ci saranno almeno due sequel: mica pensavate che sarebbe finita qui?”. Resistendo alla tentazione di spoilerare in eccesso, attendiamo con fervore e impazienza l’invito al vernissage dell’opera prima di Beppe, il tifoso-collezionista-videomaker che ci ricorda che dietro un idolo c’è sempre una grande storia. Proprio come la sua, declinata in novantanove più una.
Simone Fornoni
(nella foto Studio Fotografico f.f. Tarzia, Beppe Rota a una serata con Stefano Vecchi e Giancarlo Finardi)