Li avevamo lasciati con una bacheca da aggiornare e con un altro “capitolo” da vincere. In una delle domeniche più pazze ed emozionanti del dilettantismo più recente, quantomeno per quel concerne l’epoca post-Covid, Yuri Cortesi e “Toro” Galbiati si sono regalati un altro alloro, portando, tramite playoff, l’Olimpic Trezzanese sul tetto della Prima categoria. Un percorso irto di ostacoli, più consono forse al poema epico, con rovinose cadute; un obiettivo, quale la vittoria del campionato, risultato domenica dopo domenica fuori portata; la cronica avversità degli Dei del calcio, che a più riprese hanno abbattuto sulla squadra della Martesana la scure degli infortuni. Eppure, centrato il traguardo minimo dei playoff, l’Olimpic non si è più voltato, prendendosi, rigorosamente in trasferta, scalpi eccellenti come quelli di Calvenzano e Fornovo, prima della doppia sfida, al cospetto del quotato Frigirola, sostanzialmente dominata. Più incerto l’epilogo dell’andata, decisa dalla doppietta di Galbiati; strabordante la supremazia espressa dall’OT nella gara di ritorno, scandita da un’ultima decisiva vittoria, valsa l’en-plein nella complicata trafila offerta dalla post season. Gioia nella gioia, per Cortesi trattasi di nono salto di categoria, il primo compiuto senza aver vinto il campionato. E per la pluridecorata coppia d’oro del dilettantismo, il trionfo ottenuto, fuori-provincia, in quel di Trezzano Rosa, sugella quella confidenza con il successo che già avevamo conosciuto e apprezzato, con “Yuri” e “Toro” protagonisti, prima, nel Valle Brembana e, in tempi più recenti, nella favolosa scalata della Tritium.
“Ci siamo presentati ai nastri di partenza come la grande favorita, insieme alla Pagazzanese – spiega Yuri Cortesi – eravamo partiti bene, poi col mese di novembre abbiamo avuto tantissimi infortuni, qualcosa come undici infortuni in contemporanea, e ci siamo ritrovati per 5-6 partite a far giocare elementi della Juniores. Arrivavano il giovedì ad allenarsi, per il primo allenamento in assoluto con la prima squadra, e la domenica si ritrovavano titolari in campo. Dall’altra parte, la Pagazzanese, partita male, ha via via ingranato, invertendo la rotta e dando mostra di grande forza e continuità. Alla fine, si è creato quel gap che nessuno è più riuscito a colmare. Bravi loro, vittoria meritata, ma mi sarebbe piaciuto giocarmela senza tutti questi infortuni, anche se, purtroppo, con i se e con i ma non vai da nessuna parte. Gli infortuni ci hanno complicato la vita, così come le vicissitudini che hanno riguardato la guida tecnica. Per problemi suoi, Rossi da un giorno all’altro ha lasciato a metà stagione e ci siamo ritrovati con un allenatore nuovo, Manuel Biffi, sconosciuto a molti ma dimostratosi un ottimo allenatore e una mossa vincente. Col girone di ritorno, abbiamo abbassato la testa, infilando 3-4 ottimi risultati, poi di nuovo abbiamo scricchiolato, sotto il peso di altri infortuni, alcuni anche pesanti. Infine, quando tutti cominciavano a darci per spacciati e si diceva che eravamo una squadra di vecchi, di bolliti, di gente che non ha più fame, ci siamo compattati, arrivando con le unghie e con i denti a giocarci questi playoff. E a quel punto, le alternative erano due e dipendevano soltanto da noi: potevamo far ridere tanta gente, che avrebbe goduto della nostra debacle, oppure potevamo riprenderci quello che avevamo perso per strada, ovvero la possibilità di guadagnarci il salto in Promozione. Il resto è lì da vedere, abbiamo ristabilito le vere gerarchie anche nel nostro girone. A differenza di quel che ha malignato qualcuno, come ad esempio il capitano della Pagazzanese, di cui non ricordo il nome, venivamo additati un po’ frettolosamente come figurine. Gente finita, per una squadra che poteva far leva sui nomi ma che non sarebbe arrivata da nessuna parte. Ecco, abbiamo incassato anche questo. E, a tempo debito, restituito al mittente”. La voglia di togliersi qualche sassolino dalle scarpe, insomma, tra gli ingredienti del successo, destinato a risultare memorabile, nei ricordi e nel cuore: “Tra tutti i titoli che abbiamo vinto insieme io e “Toro”, questo è il salto più sofferto, perché a un certo punto eravamo davvero con l’acqua alla gola. Eravamo lì sul filo. Facciamo ridere la gente? O riusciremo a togliere quel ghigno dalla bocca dei nostri detrattori?”. Il trionfo di un team diventa, nello specifico, il trionfo di un tandem, ritrovatosi, in grande spolvero, per il gran finale. Gli assist dell’uno e i gol dell’altro, dopo troppi mesi scanditi da infortuni abbattutisi, in particolare, su “Toro” Galbiati: ““Toro” ha sofferto quest’anno, lui è stato fuori per tanto tempo, tanto che all’andata è riuscito a fare solo 3-4 gol. È stato parecchio sfortunato, tra stiramenti e il trauma cranico, e personalmente ho sofferto anch’io nel vederlo così, lontano dal campo e impossibilitato a dare una mano alla squadra. Era come se fosse successo a me ed è chiaro che tutta la squadra abbia risentito della sua assenza. Eppure, ancora una volta, eccolo lì, nel momento più importante, insieme alla nostra difesa di ferro, coi vari Bossi, Bertaglio, Pulaj, a fare la differenza: No Toro, No Party! La realtà è questa, i dati dicono questo. E con il rendimento evidenziato nel girone di ritorno, è riuscito ancora una volta ad arrivare alla ventina di reti, tra campionato e playoff, trascinandoci come sa fare lui e permettendomi, insieme agli altri ragazzi, di conquistare questo nono salto di categoria. Mi piacerebbe un giorno smettere, ma solo dopo aver raggiunto la doppia cifra. Tanti diranno: speriamo che vinca il prima possibile, così si toglie dai coglioni. Ma credo non sarà così facile, a breve termine, dunque ancora per un po’ a qualcuno renderò la vita calcistica difficile”.
Nik