Chi se ne intende di calcio sa bene come, negli ultimi anni, questo sport abbia perso un po’ di quel sano romanticismo “anni ’90” che rendeva magica la domenica di qualsiasi tifoso.
Maldini, Del Piero, Totti… Icone italiane dentro e fuori dal campo, tutte caratterizzate da una sola cosa: l’attaccamento alla maglia.
Oggi vogliamo raccontarvi la storia di Andrea Bonomi, 38 anni, allenatore degli Allievi dell’Ares Redona che, per una serie di coincidenze, si è ritrovato coinvolto proprio in una delle partite più sentite del girone B della Terza Categoria: Monterosso – Ares Redona, chiamato anche dai veterani “Il derby dei quartieri”. E indovinate un po’, ha segnato una doppietta.
L’emozione per Andrea è stata davvero incontenibile. Non abbiamo perso l’occasione per intervistarlo e porgli qualche domanda sulla sua lunga carriera calcistica.
Andrea, ti aspettavi la doppietta?
“Sincero? Assolutamente no! Considerato il fatto che non ero stato convocato e il mio ruolo principale all’Ares è quello di allenare gli Allievi, diciamo che mi ero programmato la domenica in maniera un po’ diversa.
Alla fine, per il mio attaccamento alla maglia e alcuni problemi a livello d’organico della squadra, ho deciso di scendere in campo io per aiutare i ragazzi durante il derby, una partita sentitissima qui a Redona e che si vuole sempre vincere a tutti i costi”.
Che sensazione ti ha dato segnare quei due gol proprio durante il derby?
“Al primo non ho esultato, perché è stato un calcio di rigore che l’arbitro ha fatto ribattere dopo che mi era stato parato al primo tentativo. Il secondo, invece, è stato un tiro a giro “alla Del Piero” ed è nato davvero da una bella azione della squadra, inutile dirti che ero felicissimo e che ho esultato come se fosse stato il mio primo gol in carriera”.
Di tutta la tua lunga carriera, quali sono i migliori momenti che ti porterai sempre dentro?
“Guarda, sicuramente mi sono tolto tantissime soddisfazioni da quando ho esordito: ricordo ancora che era il giorno del famoso Inter – Lazio, il 5 maggio 2002, e non ero nemmeno maggiorenne.
I titoli a cui sono più legato, però, sono sicuramente i due campionati di Seconda vinti con La Torre e quello di Terza col Redona, oltre ad aver raggiunto i playoff nel 2011.
Ora che sono un po’ avanti con l’età la soddisfazione più grande è sicuramente quella di aver portato un po’ di notorietà al quartiere di Redona, a cui sono legato tantissimo.
Mi piacerebbe molto che il gruppo di ragazzi che alleno oggi si porti sulle spalle il “peso” di questa grande società di cui mio padre è il presidente, e che riescano a formare un gruppo solido come feci io col mio gruppo di amici anni fa”.
Quanto hai intenzione di andare avanti?
“Avevo il proposito di raggiungere i 200 goal in carriera, ma ormai ci ho rinunciato… A 38 anni si hanno altre priorità, anche se continuo ad allenare gli Allievi con tanto impegno ed orgoglio. Mio fratello, invece, gioca ancora proprio qui nel Redona!
È anche questo che mi rende fiero di questa squadra e di questo quartiere”.
Una top 11 dei più forti con cui hai giocato?
“Sicuramente quelli che inserisco si arrabbieranno (ride), ma con questa squadra si può vincere tutto: come portiere scelgo Lugli del La Torre; difensori Heron Albani Rocchetti (Almè), Diego Rota (Ares), Marco Bonomi (Ares), Simone Casali (La Torre). A centrocampo Carlo Bacis (Ares), Andrea Savi (La Torre), Claudio Galimberti (Ares), Gianluca Marchesi (Ares). In attacco ci metto Alessandro Cortinovis (Almè) e Roberto “Bobo” Marchesi (Ares). Con me come allenatore, il successo è assicurato!”.
La storia di Andrea, insomma, è una di quelle storie popolari, romantiche e piene di amore per il pallone. Augurando a lui e all’Ares Redona i migliori auguri di buona continuazione, continuiamo a credere che in questo sport ci sia ancora la passione che, un tempo, ci ha tutti fatti innamorare.
Matteo Baldelli