Un fondo americano, o cinese, o arabo, ormai non si nega a nessuno.

In nessun ramo imprenditoriale o produttivo. E il calcio non è escluso.

Nemmeno quello di casa nostra, dove fondi internazionali controllano diversi club di A e di B.

Da ieri la voce di un’offerta del fondo statunitense KKR per l’Atalanta ha preso a girare con insistenza. Anche troppa.

Addirittura si mormora che venerdì ci sarebbe un annuncio.

Fatte le dovute proporzioni sembra la voce girata domenica per cui oggi la Russia avrebbe attaccato l’Ucraina…

Probabilmente venerdì si parlerà solo del dopo Olympiacos.

Non ci sono conferme e neppure smentite.

Dietro queste grandi operazioni regna sempre un massimo riserbo.

Intanto il fondo KKR controlla pacchetti vari per quasi 500 miliardi di euro in giro per il mondo.

Pochi mesi fa volevano acquisire Tim.

Ma questi fondi non fanno beneficienza: investono solo per guadagnare.

E nel calcio di oggi i guadagni passano dalle vittorie, dalla presenza stabile in Champions.

Difficile capire quanto ci sia di vero su questa faraonica offerta da 350 milioni del fondo a stelle e strisce ai Percassi per il pacchetto di controllo dell’Atalanta e della sua società immboliare.

Non si capisce nemmeno se l’offerta sia per un pacchetto di maggioranza o di minoranza.

Finora la famiglia Percassi non ha mai dato segnali di voler passare la mano e la loro presidenza non ha ancora compiuto 12 anni.

I Lotito o i De Laurentis sono vicini ai vent’anni per capirci…

Dunque? Per ora nulla da segnalare.

Poi si vedrà. Anche in base ai risultati.

Qualificarsi alla prossima Champions muove un malloppo da una cinquantina di milioni, poi ci sono le variazioni oscillanti dei giocatori: Zapata e Muriel la scorsa estate insieme valevano tra i 70 e gli 80 milioni. Ma oggi?

Al contrario Demiral oggi vale tanto oro quanto pesa…

Per cui giusto registrare questa voce e tenerne conto, ma per il momento non ci sono novità all’orizzonte.

E dai Percassi non ci sono segnali di voler passare la mano…

 

Fabrizio Carcano