Lazio – Atalanta 0-0LAZIO (4-3-3):
Strakosha 6; Hysaj 6 (24′ st Lazzari 6), Luiz Felipe 6,5, Patric 6,5, Marusic (cap.) 6; S. Milinkovic-Savic 5,5, Lucas Leiva 6, Luis Alberto 6 (34′ st Basic sv); Felipe Anderson 6, Immobile 5, Zaccagni 6,5. A disp.: 25 Reina, 31 Adamonis, 19 Vavro, 44 Floriani Mussolini, 28 André Anderson, 50 Bertini, 18 Luka Romero, 22 Jony, 27 Raul Moro, 94 Muriqi. All.: Maurizio Sarri 6.
ATALANTA (3-4-1-2): Musso 6; Djimsiti 6, Demiral 7, Palomino 6,5; Zappacosta 6, Freuler (cap.) 7, Scalvini 6,5 (17′ st Maehle 6,5), Pezzella 6,5; Pessina 6,5 (40′ st Sidibe sv); Miranchuk 6 (26′ st Toloi ), Piccoli 6 (40′ st De Nipoti sv). A disp.: 31 Rossi, 57 Sportiello, 44 Oliveri, 48 Panada, 49 Giovane. All.: Gian Piero Gasperini 7.
Arbitro: Sozza di Seregno 6 (Tegoni e Trinchieri di Milano; IV Baroni di Firenze. V.A.R. Massa di Imperia, A.V.A.R. De Meo di Foggia).
Note: serata serena e fredda, spettatori 3.200 circa. Ammoniti Pezzella, Zappacosta e Toloi per gioco scorretto. Tiri totali 9-5, nello specchio 1-2, respinti/deviati 3-3, parati 1-2, legni 1-0. Corner 4-1, recupero 0′ e 3′.
Roma – Non si insacca dal big match con l’Inter, ma chi se ne frega. Due punti a Bergamo e nella Capitale che stanno pure stretti. E guai a dimenticare la strizza per il legno nemico nel cuore della ripresa. Inforcare alla ventitreesima gli occhiali più eroici della storia all’Olimpico con la Lazio cavandosi pure lo sfizio del battesimo del fuoco per il duo Primavera Alassane Sidibe-Tommaso De Nipoti: fatto. L’Atalanta dei dieci assenti e dei sette casi Covid-19 (Gosens, Ilicic e Zapata hanno ben altri problemi) difende da par suo il quarto posto alla vigilia di Milan-Juve sperando in una sosta da recupero degli indisponibili. Perché non è uno scherzo dover andare a referto privi anche di Muriel, Hateboer, Malinovskyi, Pasalic, De Roon e Koopmeiners.
Sia detto di passata, perché la scaramanzia con Bergamo c’entra pochino: alla quarta in maglia hot coral arriva il pareggio dopo le tre campagne vittoriose con Juventus, Napoli e Udinese. Pazienza. A tiro del quarto d’ora prova, a spezzare la noia da studio reciproco, il gioco tra quinti con Pezzella a sormontare Milinkovic-Savic reclamandone la deviazione in angolo. Poca roba, in mezzo a tanto pressing alto e a una costruzione del gioco resa difficoltosa dal riciclo in mediana di un mastino come Scalvini, all’esordio da titolare al pari di Piccoli, ma sempre di più dello schema su punizione di Luis Alberto nel vuoto pneumatico al minuto 22. Se lo stucchevole giropalla (61 per cento di possesso) di casa non produce altro che una velleità respinta di Zaccagni, una rimessa laterale a una sporca decina dall’intervallo propone la trama Zappacosta-Freuler con appoggio spalle alla porta dell’ariete di Sorisole per il rimorchio del diciottenne di Palazzolo sull’Oglio che però colpisce in testa proprio il compagno, marcato a vista da Luiz Felipe. Alto e sbilanciato, invece, per riporre il taccuino di metà partita, il destro della mezzala serba di Sarri (40′) in asse con Felipe Anderson,
Servono sei giri di lancetta dal rientro dal tunnel per la prima conclusione nello specchio, con Pessina e imboccare Strakosha da fuori al culmine del contropiede gestito da Miranchuk al rallentatore, dopo recupero e disimpegno del laterale mancino ex Parma e del più giovane a pelo d’erba. Inizia un botta e risposta senza spazi a disposizione se non nelle intenzioni più pie. Un tris cronometrico e Immobile spunta di fronte alzando troppo la mira sul pallone di Marusic dal lato, un ulteriore poker e Palomino chiude bene il colosso altrui nel corridoio apertogli da Hysaj e infine, al quarto d’ora, di nuovo Scalvini è in piena area per battere di sinistro, solo su che sul favore di ritorno di Pezzella dopo aver spizzato la scodella pessiniana il canterano centra il piede di Leiva.
Comincia un’altra sfida. Al netto dell’ingresso di Maehle, c’è il palo pieno di Zaccagni (19′) che non punisce l’esitazione di Djimsiti, colpevole di aver valutato male il tracciante dal fondo di Sergej senza riuscire a fermarlo. Il danese, dal canto suo, scollinato il ventesimo la serve in ripartenza al russo, che nella fretta di addomesticarsela può soltanto tentare l’effetto dal limite, ma non chiude bene. Lo stesso Lysoha, appena prima di rompersi (flessore) facendosi avvicendare da un Toloi negativizzato in tempo, ci riprova di giustezza (23′) finendo col telefonare al nazionale albanese, anche se la trama Pessina-Maehle lascia ben sperare circa la maggior fluidità e sveltezza della manovra. Finalizzazione, ovvio, grande assente. L’inerzia rimane tra le grinfie dell’Aquila, vedi controbalzo del capitano locale, figlio del quarto corner a favore, a sorvolare l’incrocio di un amen (29′), e tiraggir’ lemme di Luis Alberto (33′) su combinazione spondata dalla fascia opposta tra Lazzari e l’ex Hellas. Al triplice fischio, l’esultanza come nemmeno per un trionfo. Facendo due conti, tale è stato.
Simone Fornoni