Nico, dolce amico mio, che sei tra quella manciata di cui io mi posso sempre fidare, vorrei dirti in bocca al lupo, che non è la frase che amo, in quanto, lo sai, io sono uno che più pauroso non si può e augurarti di stare tra le fauci di una bestia bella grossa anche no perché ti voglio bene e non vorrei mai per te qualcosa che terrorizza me. Ma tra noi si dice, del resto siamo a Bergamo, e si scrive mille e passa volte, per ogni cosa, persino per l’esame di un figlio, e io te ne abbiamo due, due masculi, quindi ci sta dirtelo ora e sempre. Lo faccio perché ti sono grato, che mi hai fatto imparare l’Atalanta e quella strana cosa che è la bergamaschità, ereditata da tuo padre, il famoso Miro. E poi c’è che in questi anni mi hai fatto ridere e pensare perché sei tra i sette geniali che conosco, i soli che nel calcio, la cosa che ci unisce, da sinistra incrociano a destra e non fanno il cross al centravanti libero in area, ma la sparano appena sotto l’incrocio coi rischi che comporta, che è buttarla fuori e prendersi tutti i fischi degli spalti. Ma a te non importa. E non te ne è mai importato, manco con Pippo Inzaghi o con Bobo Vieri. E così farai nell’ammaccata delegazione della Lnd di Bergamo, perché tu sei questo, scegliere ogni volta la via impossibile, ma che a conti fatti si rivela la migliore. Perdona noi comuni mortali, mediani all’Olginatese, che siamo sempre a scegliere soluzioni normali e razionali, il fallo a centrocampo, il giallo di dovere, lo stipendio a fine mese. Va beh, anche chissené, sono contento che sei qui, che almeno ti vedo e mi spieghi un altro po’ dove sta andando il nostro pallone. E poi sono felice che nel tuo primo giorno da delegato hai chiamato me per sognare, per ridere e per scherzare, insomma per inventare la giocata risolutiva della mezzala sinistra, quella che tutti e due amiamo. Forza, Nico, avanti tutta. Come sempre.
Matteo Bonfanti
Nella foto: io e Nicola Radici, immortalati da Pierluigi Zambelli, oggi nella sede della Lega Nazionale Dilettanti di Bergamo