Bergamo

– Evento imperdibile e straordinario quello che si svolgerà domenica 14 novembre presso il Palazzo delle Poste di Bergamo. Si potranno apprezzare da vicino due capolavori di Mario Sironi.
La giornata del 14 novembre 2021
Nel segno della ripartenza post pandemia, Poste Italiane ha deciso di dare grande risalto al 60° anniversario della morte di Sironi (sepolto a Bergamo) rendendo omaggio alla sua opera che impreziosisce il Palazzo, organizzando una giornata dedicata alla visita dei teleri con la fattiva e preziosa collaborazione della Delegazione del Fondo Ambiente Italiano e dedicando due speciali cartoline oltre all’annullo filatelico organizzato dalla Filiale di Bergamo. Per partecipare alla visita guidata (dalle ore 10 alle ore 16) sarà necessario prenotarsi attraverso il sito di FAI seguendo le relative indicazioni.

Le due belle cartoline scelte, disponibili alla fine della visita, riproducono una foto storica del palazzo (reperita direttamente dall’Archivio Storico di Poste Italiane) ed una moderna che evidenzia la statua di San Cristoforo.
La scelta del francobollo
Particolare attenzione è stata posta alla scelta del francobollo da obliterare con lo speciale annullo.
All’interno del Palazzo sarà possibile ammirare alcune opere vetrarie, sia all’ingresso che nella zona sportellerie (lampade in vetro bianco con bordi verdi), o il grande lampadario a bracci in verde intenso posto sul davanzale che si affaccia sul salone della corrispondenza. Tutte opere della Venini di Murano, tra cui “Il grande cactus” disegnato da Napoleone Martinuzzi in vetro “pulegoso”, dal notevole effetto plastico.
Il percorso filologico seguito da Poste Italiane ha portato ad una scelta coerente con il tema artistico che ha caratterizzato gli anni di costruzione del Palazzo e tutta la produzione architettonica degli anni ’30. Il Ministero dello Sviluppo Economico proprio nel 2021 (il giorno 2 ottobre) ha emesso un francobollo dedicato a Venini S.p.A. nel centenario di fondazione. Venini, come detto, ha realizzato varie opere vetrarie installate nel Palazzo di Bergamo offrendo così l’occasione per sottolineare ancora una volta la grande produzione artistica dell’azienda veneziana.
Il valore riproduce il famoso “Fazzoletto”, uno dei simboli di Venini, opera in vetro di Murano soffiato e lavorato a mano nel 1948 da Fulvio Bianconi e da Paolo Venini. Sullo sfondo, il disegno originale conservato nel Museo Storico Venini.

Il valore di un patrimonio storico e culturale del Palazzo delle Poste a Bergamo – Un po’ di storia…
Per apprezzare al meglio l’importanza della presenza a Bergamo del Palazzo di Poste è necessario inquadrare l’opera architettonica ricostruendone per sommi capi la realizzazione e, in breve, la storia dei teleri in esso inseriti. Fu Angiolo Mazzoni (architetto bolognese del Servizio Lavori e Costruzioni della Direzione Generale delle Ferrovie dello Stato) che disegnò questo imponente palazzo tra il 1929 ed il 1931 e, come fece per tanti altri costruiti nel ventennio fascista, ebbe sempre un occhio di riguardo per ogni forma di espressione artistica. A differenza di altri lavori, il Palazzo delle Poste di Bergamo sembra concepito con una linea apparentemente più sobria, che diventa monumentale però nella scelta di collocare sull’angolo Sud Ovest questa Torre dell’orologio – elemento verticale che dialoga, come era stato non solo formalmente richiesto dal Comune, con la Torre dei Caduti edificata da Marcello Piacentini quando venne chiamato nel 1907 per realizzare l’area della Fiera – e le cinque colonne celebrative sulla facciata principale che reggono altrettante statue, commissionate a tre artisti locali: Francesco Minotti (“San Cristoforo”), Giovanni Manzoni (“L’Italia cattolica” e “L’Italia fascista”) e Nino Galizzi (“L’Italia etrusca” e “L’Italia romana”). La Torre ospita il doppio ingresso all’angolo. La statua di San Cristoforo è posta sulla quinta colonna, mentre le altre quattro delimitano il salone dell’Ufficio Postale.
Bergamo, d’altra parte fu già nel 1500 patria della rivoluzione postale grazie a Francesco Tasso, che avviò per gli Asburgo, il servizio tramite corrieri a cavallo, carrozze, stazioni di posta per realizzare collegamenti veloci con le principali città europee. Ecco allora che in tale contesto il Palazzo delle Poste di Bergamo assume anche il ruolo di simbolo della rivoluzione postale nazionale.
“Storia” dei due “Sironi” alle Poste di Bergamo
Mazzoni era solito avvalersi di importanti artisti per la decorazione degli edifici da lui creati e nel 1931 Mario Sironi venne incaricato della decorazione della saletta di accettazione dei telegrammi, un’area del Palazzo a cui Mazzoni diede particolare importanza. Autorizzati i bozzetti dal Ministero alle Comunicazioni, nel giugno del 1932 Sironi iniziò la realizzazione delle due opere. Si tratta di due teleri, di dimensione quadrata di circa tre metri e mezzo. Sono tra i primi esempi di raffigurazione murale e l’unico prodotto dell’artista di tele applicate a muro a fingere la tecnica dell’affresco. L’idea di Sironi era quella di produrre le proprie opere per il grande pubblico piuttosto che ai collezionisti privati.
Mazzoni era solito avvalersi di importanti artisti per la decorazione degli edifici da lui creati e nel 1931 Mario Sironi venne incaricato della decorazione della saletta di accettazione dei telegrammi, un’area del Palazzo a cui Mazzoni diede particolare importanza. Autorizzati i bozzetti dal Ministero alle Comunicazioni, nel giugno del 1932 Sironi iniziò la realizzazione delle due opere. Si tratta di due teleri, di dimensione quadrata di circa tre metri e mezzo. Sono tra i primi esempi di raffigurazione murale e l’unico prodotto dell’artista di tele applicate a muro a fingere la tecnica dell’affresco. L’idea di Sironi era quella di produrre le proprie opere per il grande pubblico piuttosto che ai collezionisti privati.
Il tema del lavoro. A Bergamo Sironi rappresenta un tema molto ricorrente nella sua produzione, ovvero quello del lavoro che in questo caso connota in modo specifico nelle sue accezioni di lavoro nei campi e lavoro in città: «Il lavoro che impegna l’uomo costruttore è soggetto di molte sue pitture, diverse per tecniche e dimensioni (da quelle monumentali ai quadri da cavalletto), apologia dichiarata e costante dell’” utopia moderna” che l’artista ha vissuto dagli anni dell’attività futurista» (cit. V. Fagone 1999).
I due dipinti, inoltre, dal punto di vista storico-artistico, hanno una particolare rilevanza oltre che per la collocazione cronologica nell’itinerario creativo di Mario Sironi per le modalità rappresentative e per la tecnica adottata. Sironi, grazie anche a un gioco prospettico, accentua i volumi delle figure “attuali” in primo piano rispetto alle personificazioni dell’Architettura e dell’Agricoltura, allegorie classicheggianti collocate sullo sfondo, un effetto rafforzato dalla collocazione dei due dipinti, a circa due metri da terra, uno di fronte all’altro, così da esaltare le immagini dell’architetto e del coltivatore.
Il Restauro ed il ritorno a Bergamo
Nel 1972, su incarico dell’allora Ministero delle Poste di Roma, il restauratore bergamasco Antonio Benigni si occupò del recupero estetico dei due teleri. Le opere subirono peregrinazioni e vicissitudini, rientrando a Bergamo solo ventisette anni dopo. Il primo dicembre 1999 con una importante inaugurazione le tele furono ricollocate nella loro posizione originale dove ancora oggi si possono ammirare.
Il 14 novembre rappresenterà quindi una pietra miliare in questi quasi 90 anni di vita di un edificio che nella città di Bergamo è diventato un simbolo di laboriosità e di comunicazione verso il mondo, impreziosito dai due Sironi, oggi risvelati, autentici gioielli da conoscere e proteggere. Non resta che approfittare di questo momento culturale
Giuseppe De Carli