Il capitano silenzioso oggi spegne 31 candeline sulla torta.
Tanti auguri a Rafael Toloi, campione europeo con l’Italia e colonna difensiva nerazzurra, oltre che veterano di questa Dea.
Laterale di destra preferibilmente, ma anche centrale in una retroguardia a quattro.
Toloi rappresenta l’ennesima scommessa vinta dall’Atalanta.
Il brasiliano naturalizzato italiano sta vivendo un anno incredibile.
Da metà dicembre è diventato capitano nerazzurro dopo il burrascoso addio di Alejandro Gomez, poi, con la chiusura delle pratiche burocratiche, da febbraio ha cominciato a sognare la maglia azzurra fino al trionfo europeo a luglio a Wembley.
A coronare un anno da sogno per difensore matogrossiano di origini venete.
Suo nonno era partito nel dopo guerra dalle colline trevigiane, le colline del Prosecco, per trasferirsi in Brasile, nel Mato Grosso, in cerca di quella fortuna trovata due generazioni dopo dal nipote. Che nel 2014 ha compiuto il percorso opposto, dal Brasile all’Italia.
Prima tappa la Roma di Rudy Garcia, dopo ottime stagioni di crescita nel San Paolo e le chiamate dall’under 21 verdeoro ma non dalla Selecao: doveva esplodere nella Capitale, ma racimolò poche apparizioni senza convincere.
L’Atalanta lo ha acquistato nel settembre 2015 per puntellare una difesa gruvierata e rinforzarsi in ottica salvezza: in quella Dea che lottava per evitare la retrocessione c’erano il Papu Gomez come fantasista, in mediana l’olandese Marten De Roon appena acquistato e in porta l’emergente Marco Sportiello.
La rincorsa di Toloi verso la Champions e la nazionale è partita da lì, da quella prima buona stagione con Edy Reja, per poi crescere con l’arrivo di Gian Piero Gasperini che ne ha fatto la colonna difensiva: 177 presenze e 8 gol in serie A, 216 presenze e 11 gol complessivamente in maglia atalantina.
Una bandiera silenziosa ma piantata profondamente nella terra di Bergamo.

Fabrizio Carcano