Un’Atalanta che ha perso la sua caratteristica peculiare: l’imprevedibilità. E il suo manico chiamato a una nuova rivoluzione, l’ennesima di un quinquennio speso a dar lezioni di calcio agli altri che poi ne hanno fatto tesoro. A chiamare Gian Piero Gasperini a un passo avanti è il suo confidente e biografo ufficioso, in realtà biografo ufficiale del reprobo Alejandro Gomez (“Io e il Papu”, 2017), il giornalista della Gazzetta dello Sport Luigi Garlando, nella sua analisi sulla minicrisi sotto forma di lettera aperta all’allenatore nerazzurro dalle colonne dell’inserto del sabato Sportweek.
La Dea, questa la tesi, avrebbe smarrito la propria unicità, carpita tra le altre dall’Inter campione d’Italia uscente e dalla Nazionale azzurra campione d’Europa. Garlando, tirando le somme, dopo aver riconosciuto nella Fiorentina il pressing alto sfrenato e nel Milan, l’altra squadra che in questo scorcio di stagione ha messo sotto i Gasp-boys, la capacità di colpire subito e di affondare sfruttando l’errore figlio della prevedibilità (di Freuler) nonché della ripetitività, chiama il tecnico di Grugliasco all’ennesima innovazione. Riaprendo il laboratorio-Zingonia. E pure sottolineando una pecca di calciomercato, da rimproverare tra le righe alle strategie della società: Jeremie Boga sarebbe stato l’elemento anarchico in grado di rompere gli schemi, propri e altrui. Sarà proprio così?