Agli albori di una nuova stagione sportiva, ecco il fulmine a ciel sereno in casa del Falco Albino, con l’addio di mister Giulio Cagliani. Reduce da una stagione, evidentemente stoppata sul nascere dal Covid-19, alla guida dell’Under 17 nerazzurra, l’esperto e carismatico tecnico lascia primariamente un gruppo di ragazzi che ha saputo vincere, arrivando a sfiorare l’accesso ai campionati regionali, e convincere sotto l’aspetto della dedizione e della comunione d’intenti. Intercettato per un commento più approfondito a una notizia che, per tempistica e modalità, crea parecchio scompiglio, Cagliani non ci gira attorno e si congeda con poche, ma importanti, parole: “Questa mossa non va letta come uno sgambetto, o una ritorsione, nei confronti di una società che può, e potrà sempre, contare sulla mia incondizionata stima. Tanto più quando di mezzo ci sono persone come Grigis e Peracchi, con i quali sono certo permarrà un rapporto improntato sull’amicizia. Tuttavia è da maggio che nutro determinati scetticismi e, ora che ho preso questa decisione, vorrei consigliare determinati soggetti interni alla Falco di non fare terra bruciata attorno a sé. Bisogna costruire e accogliere, non distruggere e allontanare. Preferisco farmi da parte ora, senza attendere il responso del campo, perché se avessi maturato questa decisione più avanti nel tempo, una nuova discutibile norma della Federazione mi impedisce di approdare altrove, a prescindere dagli incarichi da ricoprire. La voglia di rimettersi in pista non manca mai, anche se non nego che la separazione dai ragazzi del Falco Albino ha dato il la a un’ondata di saluti e di messaggi che mi ha commosso. Vorrei citarne uno, in particolare, fattomi pervenire dal portiere, Federico Bernardi: “Caro mister, di allenatori bravi sul campo ce ne sono tanti. Di allenatori che riescono a entrarti nel cuore ce ne sono pochi. Ho avuto la fortuna di avere buoni rapporti con quasi tutti gli allenatori che ho avuto. Ma lei, mister, fin dal primo giorno mi ha fatto capire come fosse il mio allenatore ideale. Sin da subito, mi ha fatto capire che persona è: uno che si aggiorna sul campo, che non fa del male e che cerca di raggiungere gli obiettivi col tempo dovuto. Ma, soprattutto, lei, mister, ama questo mestiere, cui dedica tutto il suo tempo. E sin dal primo giorno mi ha fatto capire quanto lei amasse questo sport. Il termine “malato di calcio” sembra un po’ dispregiativo, ma dopotutto è quello che siamo io e lei: siamo innamorati di uno sport, che ci continua a regalare emozioni. Mister, le posso garantire che quando mi sveglio la mattina metto, sempre, il calcio prima di ogni cosa. Non saprei come ringraziarla, mister. Tutte le partite viste insieme, tutte le macchinate che abbiamo fatto, le chiamate prima della partita, la fiducia per la fascia… Di questi due anni porterò nella mia valigia tutto! La ringrazio veramente tanto e spero di averle dato qualcosa. Le auguro il meglio, per tutto quello che verrà”. Federico Bernardi””.
Nik