Se leggi queste pagine da un po’, sai bene che la pallacanestro è il mio sport preferito da sempre.
Martedì si è compiuto l’atto finale di un campionato considerato il più bello e più difficile al mondo: l’NBA.
Qui giocano i migliori talenti, qui qualunque bambino che ama il basket sogna di venire giocare da grande come professionista, qui si vedono grandi gesti atletici e grandissimi gesti tecnici.
Qui giocano i migliori al mondo.
Ma non sono migliori solo per qualità tecniche e atletiche, sono i migliori perché sanno dimostrare di possedere anche principi e valori.
Non tutti, ma la maggior parte sì.
Ha vinto Giannis dal cognome quasi impronunciabile: un ragazzone di 26 anni che arriva dalla periferia di Atene e che ha realizzato il suo grande sogno, che aveva già a 15 anni, quando per giocare a basket doveva dividersi le scarpe con suo fratello.
Una storia di emigrazione, clandestinità, talento, umiltà, fede in se stessi, duro lavoro e tante rinunce, ma non al proprio sogno.
Sembra un film, e forse un giorno lo sarà anche.
Poi c’è un’altra storia, quella di chi non ha vinto (e nella serie dei playoff era pure in vantaggio 2-0…): anche qui ci sono talenti, sogni, duro lavoro eccetera.
Forse l’unica vera differenza l’ha fatta la forza del sogno di un ragazzone che viene dalla provincia di Atene.
Ma c’è una cosa che voglio farti vedere: guarda questo video di soli 17 secondi.
L’hai visto? Ecco, questo è l’essenza dello sport e della sportività. Questo per me giustifica tutti i sacrifici, tutte le notti insonni, tutto.
Sei arrivato lì, a un passo dalla gloria, e te l’hanno tolta da sotto il naso con maestria.
L’hai vista sfuggire dopo averla quasi assaporata. Fa male di brutto!
Eppure cosa ha fatto il SIGNOR Monty Williams, capo allenatore dei Phoenix Suns?
Ha bussato alla porta dei vincenti, ha chiesto di entrare, si è complimentato con tutti loro e li ha ringraziati per averlo reso un uomo migliore e per aver contribuito a rendere migliore la sua squadra.
Nessuno farà petizioni e raccolte di firme per ripetere la gara, nessuno piangerà su un fischio arbitrale dubbio, nessuno si lamenterà perché tizio o caio erano infortunati e non hanno potuto esserci, indebolendo la squadra.
Onore a chi vince e grazie per l’esperienza vissuta.
Questa è la sportività, questo è il vero motivo per cui esistono le competizioni.
Prima lo impariamo, e prima inizieremo a divertirci.
Massimiliano Bravin