Sul fatto che il dilettantismo post-Covid non sarebbe stato tutto rose e fiori e non sarebbe stato solo operazioni di mercato che, in tempi incerti come questi, trovano il tempo che trovano, non c’erano particolari dubbi. Ciò non toglie che quando a uscire di scena sia una delle realtà più competitive e qualificate, insignita a più riprese del titolo di “Isola felice” del calcio bergamasco, una riflessione più ampia, oltre che carica di amarezza, vada messa in preventivo. In coda a un periodo carico di aspettative, di voci e congetture, la tanto auspicata fumata bianca, circa i destini del Bergamo Longuelo, non è arrivata e con un groppo alla gola, grande come il lavoro compiuto dalla società cittadina nell’ultimo decennio, il dilettantismo si congeda da Fabio Locatelli, autentico punto di riferimento per tutti gli addetti ai lavori, in termini di passione, organizzazione e programmazione. Si chiude con una marea di rimpianti l’epopea di un Bergamo Longuelo capace di issarsi in pochi anni dalla Terza categoria alla Promozione, trovando nella certosina attività del settore giovanile la via maestra che porta a un calcio fatto di competitività, ma anche di educazione; di giocatori pronti a sbarcare il lunario, ma anche di atleti, giovani o esperti che siano, attrezzatisi di tutte quelle qualità che competono agli uomini veri. Un po’ cantera, al passo coi tempi, pur ferocemente aggrappata a quel “Calcio con Stile”, che ne ha rappresentato il fine ultimo ma anche lo strumento privilegiato. E un po’ seconda casa, per i tesserati e per tutti coloro che non smettono di credere in uno sport a misura di bambino, ragazzo e uomo. Ma il Bergamo Longuelo abbasserà davvero la serranda? Con l’uscita di scena del Presidente Locatelli, ecco concretizzarsi vecchie annose questioni per il dilettantismo, oltre alle incognite che aleggiano fin dai primi mesi del 2020, ossia quando poco o nulla si sapeva di Covid-19, di contagi e di assembramenti. Ma attenzione a tirare fuori la cattiva sorte, quando la realtà fattuale rimanda a episodi ben precisi, lontani nel tempo e non certo piovuti per caso oggi, sulla testa degli appassionati. In casi come questo, il Coronavirus non è propriamente causa, bensì pretesto, utile, semmai, ad evidenziare i grossi limiti strutturali dello sport italiano, tanto più quando di mezzo c’è una città come Bergamo che non di rado commette l’errore di ritenersi immune da certi rischi o certe negligenze. L’appello di Fabio Locatelli formulato a Valbrembo, in quella tempestosa riunione dell’agosto 2020, è rimasto sostanzialmente inascoltato: troppo poche le garanzie offerte dalle Istituzioni, calcistiche e non. Stretto nella morsa dei protocolli, di quel mix di approssimazione e inadeguatezza, riconducibile al “Burocratese”, il massimo dirigente gialloverde molla la presa, congedandosi, da gran signore qual è sempre stato, nell’impossibilità di trovare un qualche successore, così come quella collegialità, che in occasione dell’assemblea dedicata, in piena pandemia, ai presidenti, appariva una risorsa imprescindibile. Prima di rivelarsi una sostanziale chimera. Tutti pronti a fare quadrato, davanti a Roma, davanti a Milano, davanti al Cerbero di turno; poi, al momento di ripartire, il movimento si è nuovamente sfilacciato, prigioniero dei campanili, dei corporativismi e di quella paradigmatica forbice, per la quale chi può va avanti e chi non può tira le cuoia. Sul futuro del calcio nella frazione cittadina, per ora tutto tace. Di mezzo, la necessità di garantire un avvenire all’intero patrimonio in dotazione di un quartiere, che è anche quello della seconda forza della città di Bergamo. Ebbene sì, dopo l’Atalanta c’è, o c’era, il Bergamo Longuelo. Oggi non resta che dedicarsi, con la premura e con l’attenzione storicamente riposta in ogni dettaglio, al futuro di oltre 300 tesserati, tra giocatori, allenatori e dirigenti. E poi c’è il titolo, quello di Promozione, che verosimilmente calamiterà determinate attenzioni, in vista di un’avventura, la prossima, che comincia a delineare protagonisti e aspettative. Dopo tutto, ci dicevano che dopo il Covid-19 saremmo stati migliori di prima. Ma per quanto visto fin adesso, con l’addio di Fabio Locatelli e la concreta ipotesi di un addio dalle scene del Bergamo Longuelo, nulla sembra essere cambiato.
Nik

(nella foto il presidente Fabio Locatelli con mister Albergoni)