Al netto del buonissimo secondo tempo della Juve, che ha due giocatori su tutti, Kulu e Chiesa, destinati a fare grandi cose, resto dell’idea che in Italia esista da un ventennio un grosso problema arbitrale, triste vicenda che si ripete regolarmente ogni volta che scende in campo la Vecchia Signora, assoluta potenza del nostro pallone per fatturato, numero di tifosi e scudetti vinti, cambiando le magnifiche sorti e progressive del nostro pallone.
Farò arrabbiare un’altra volta gli appassionati di fede bianconera, ma la mia analisi dell’equilibratissima partita di ieri è la stessa fatta a caldo questa notte. La finale di Coppa Italia è stata condizionata da due scelte scellerate del direttore di gara, Massa, che hanno cambiato fin dall’avvio l’andamento di una sfida che Gasperini aveva preparato in un certo modo: primo tempo a tutto gas, per poi gestire le energie residue nella ripresa, perché anche in casa nerazzurra si è comunque alla fine di una stagione massacrante per via dei tantissimi impegni ravvicinati.
Perché, mi chiedo, la mia analisi, tra l’altro suffragata dalle moviole di mezzo mondo calcistico, non può essere condivisa anche dai tifosi della Juventus? Il rigore non concesso a Pessina, al 12’, è solare. Se fosse stato dato, e bastava andare a dare un’occhiattina al Var, avrebbe cambiato completamente l’inerzia della sfida, con la Juve che avrebbe dovuto rincorrere la Dea, lasciando spazi che gli uomini del Gasp avrebbero naturalmente sfruttato. Clamoroso anche il fallo di Cuadrado su Gosens, altro episodio non visto dall’arbitro e che segna una svolta incredibile alla mezz’ora perché porta al momentaneo vantaggio bianconero.
Questo in una partita, come già detto, dall’incredibile equilibrio, con un tempo di dominio a testa, una sfida che vedeva in campo alcuni tra i più grandi talenti del campionato italiano, novanta minuti in cui aspettare piuttosto che rincorrere dà un incredibile vantaggio perché permette due cose fondamentali nel calcio moderno, avere più campo e poter gestire meglio le energie che si hanno ancora in corpo.
Mi ha colpito la scelta di Massa di non affidarsi al Var, così come ero rimasto basito pochi giorni fa dalla medesima decisione di Calvarese, direttore di gara del derby d’Italia, di non andare a riguardare né la rete regolare, ma annullata a Lautaro, né il rigore concesso a Cuadrado senza che l’esterno colombiano fosse stato toccato da Perisic.
Tralasciando i meriti, che ci sono, di chi ha vinto la finale lottando nella ripresa su ogni pallone, siamo tutti d’accordo che in Italia esista un problema legato alla nostra classe arbitrale, una sudditanza psicologica che fa ignorare persino le nuove tecnologie se c’è il minimo dubbio che possano portare a decisioni che svantaggiano in qualche modo la Juventus?
Solo questo e la mia è una domanda legittima dopo due partite condizionate in modo vistoso dagli errori di chi le ha dirette. E’ solo calcio, ma è comunque la cosa che in questa vita ci appassiona più di tutte le altre.
In ultimo tengo a sottolineare che la mia è un’opinione personale, una delle mille possibili chiavi di lettura di una partita comunque bellissima perché ci ha regalato una raffica di emozioni.
Matteo Bonfanti
Foto Moro
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