E’ solo calcio, ma come posso non essere disperato questa sera io che abito a Bergamo, seguo l’Atalanta da vent’anni, una squadra uguale a me, mai favorita perché non lecca culi a nastro a destra e a manca? Oltre ai miei amici, tutti atalantini, le ingiustizie che a me fanno incazzare perché aiutano ogni volta i potenti, mai chi merita. Oggi il rigore sacrosanto non concesso a Pessina al 12’, Cristiano che si lascia cadere senza essere toccato al 15’, il fallo di Cuadrado al 31’ su Gosens, infrazione gravissima non vista da Massa e che porta al momentaneo vantaggio della Juventus. Poi altri dieci episodi dubbi, piccoli piccoli, ma ogni volta a favore della squadra di Pirlo. E’ la solita storia, quella della Vecchia Signora in campo senza fiato, identica con l’Inter nell’ultimo turno di Serie A, con l’arbitro di turno che non considera il Var nei due episodi chiave per farla vincere. E’ il calcio italiano, è la vicenda della rete segnata da Muntari, ma non invalidata.
Questa sera è stata uguale a sempre. Non ha vinto la squadra migliore, guardate le occasioni e il possesso, la Coppa va al club più potente, che nel nostro Paese ha sempre un uomo in più, il direttore di gara. E non ha perso l’Atalanta, ha perso un’altra volta l’Italia.
Matteo Bonfanti
Nella foto di Francesco Moro i tifosi della Dea, pochi, ma super. Tra di loro un mio carissimo amico