Erano giovani, giovanissimi. Avevano la vita intera, insieme, davanti a sé. Il destino, sotto forma di un pilone allo svincolo della Milano-Laghi con l’A4, li colse alle tre del mattino di quel maledetto 12 febbraio 1997. Da una serata di festa per il Martedì Grasso al casinò di Campione d’Italia al cimitero di Poggio Garfagnana, frazione di Camporgiano, in un amen. A Bergamo e per l’Atalanta sono ancora una ferita aperta Federico Pisani, dedicatario di una lapide fuori dal campo principale del Centro Sportivo Bortolotti di Zingonia e della Curva Nord dello stadio, e la fidanzata Alessandra Midali.
“Coloro che ci hanno lasciati non sono degli assenti, sono solo degli invisibili: tengono i loro occhi pieni di gloria puntati nei nostri pieni di lacrime”. Con questa citazione di Sant’Agostino il club nerazzurro ricorda il suo giovane campione, rimasto per sempre l’eterno ragazzino che convergeva da sinistra e risolveva i finali di gara più intricati, a Bruno Giorgi che lo fece esordire in prima squadra ancora minorenne e a Emiliano Mondonico, che se lo coccolava.
“Sono passati ventisette anni, ma il vostro ricordo è sempre con noi, nei nostri cuori: Chicco e Ale, indimenticati e indimenticabili… Tutta la famiglia Atalanta con grande commozione ed affetto ricorda Federico Pisani e Alessandra Midali”, si legge sul sito ufficiale. Pisani, nato a Castelnuovo della Garfagnana in provincia di Lucca il 25 luglio 1974, arrivato quindicenne nel settore giovanile nerazzurro dopo essere passato dalla società satellite del Margine Coperta di Massa e Cozzile, vinse con la Primavera di Cesare Prandelli il torneo di Viareggio e lo scudetto nel 1993. 72 presenze e 7 reti tra A, B e Coppa Italia. Ma nessuna cifra vale il ricordo imperituro del campione che avrebbe potuto essere sul campo ed era nella vita di tutti i giorni, un garfagnino diventato bergamasco per scelta.